Vangelo e libertà politica
C’è un movimento degno di attenzione nel mondo politico cattolico, tanto che se ne sono avute già delle reazioni significative. Subito forze politiche, sia di destra che di sinistra, provocate dall’idea di un possibile nuovo partito, hanno cercato di offrire un posto in area moderata o, comunque, ben collocata rispetto alle attese tipiche cattoliche. Nessuno, però, ha affrontato proprio quei temi a cui i cattolici hanno dichiarato di non poter omettere: la difesa dell’embrione, della vita, del lavoro, dei migranti. Tutti insieme fanno paura da ambe le parti. Ciò che turba i pensieri dei due schieramenti è, forse, l’idea che cattolici autentici potrebbero non essere disponibili a turbative e compravendite dei consensi, come per altro è successo in passato. I cattolici in politica potrebbero essere troppo liberi e troppo ancorati alla loro coscienza.
Non si deve fare l’errore di pensare che la libertà sia dovuta solo ad una scelta morale. Io ritengo che ci sia qualcosa di più radicale, penso che sia l’esperienza di Dio, dell’incontro con lui, della sicurezza della sua presenza nella nostra vita. Dice la Evangelii gaudium (§71): “Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo… che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze”.
Lo sguardo contemplativo è ciò che può qualificare la ricerca e l’esperienza di Dio. A volte è necessario fuggire sui monti a cercare silenzio e solitudine, ma non sempre è necessario. Dobbiamo solo sperimentare quel Dio che abita le nostre città, le nostre case, le nostre vie, i nostri quartieri; quel Dio che coabita con noi. Il volto di Cristo è quello dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Le piaghe dei poveri ci evangelizzano, ci chiamano, ci scuotono. Chi li ascolta non può essere sviato da parole tendenziose, che vedono nei poveri minacce e pericoli. L’amore al prossimo, ai poveri, è più che un comandamento. L’amore è Dio, vivere d’amore è vivere di Dio. Non è l’amore romantico fatto di sospiri; è l’anelito vitale che ci chiama e ci apre ad agire, a proporre, a programmare anche la vita politica. È forse questo che fa temere la scelta dei cristiani? Non intendo dire che sia necessaria una visione integralista; tutt’altro. Ritengo necessaria la mediazione, il dialogo e il confronto con tutti gli uomini di buona volontà; perfino il compromesso, che è sempre connesso con la vita politica. Quando parlo della libertà fondata sull’esperienza di Dio, intendo dire che è indisponibile a chi la vuol comprare o condizionare per interessi di parte.
Franco Appi