Usfadè, un libro di fiducia nel domani

In vista dell’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo,  ho riletto con gioia “usfadè”, libro del 1991 edito dalla Cassa Rurale e Artigiana di Forlì, diretta da Romano Baccarini. Antologia di cui tante pagine meriterebbero di essere lette nelle scuole. E’ l’opera forse più significativa di Salvatore Gioiello (educatore, giornalista e narratore) e del maestro Lieto Zambelli.  Gioiello, formatosi nell’Azione Cattolica, in cui è stato particolarmente attivo, e poi qualificato esponente aclista, è stato  per me anche un prezioso collaboratore quando, nel 1998, ho fondato e presieduto per oltre tre anni di impegno molto intenso il circolo Acli “Lamberto Valli” nella parrocchia di Ravaldino,  di cui don Sergio Sala era appena divenuto parroco. In “usfadè”, con uno stile misurato e affine a quello di Enzo Biagi, gli autori hanno scritto i loro “appunti  per una ricostruzione degli avvenimenti della ripresa di Forlì dal 1944 al 1948”, avvalendosi della collaborazione di Giorgio Liverani per le fotografie e di Ettore Nadiani per le animazioni grafiche. Un ulteriore arricchimento è rappresentato dalle belle poesie di Aldo Spallicci che aprono ogni capitolo, esprimendo l’atmosfera di quella rinascita civile. Le testimonianze di varie decine di forlivesi rendono “usfadè” una cronaca veramente corale, coordinata con sapienza e sensibilità da ottimi direttori d’orchestra.

Lorenzo Bedeschi coglie nella prefazione lo spirito più profondo dell’opera, densa di tanti  episodi solo in parte conosciuti: “La nostra democrazia fu una conquista sul campo…e fu una rivelazione, sofferta e meravigliosa. Vivemmo uno stato di grazia che difficilmente ritornerà. Quando mai si gusterà quella voglia insaziabile di amore per la gente e di difesa dei diseredati…Per un momento l’umanità sembrava ai nostri occhi una primavera della vita”. E direi di amore per la libertà e di fiducia nella democrazia. Alle prime elezioni amministrative del 31 marzo 1946, due mesi prima del referendum su repubblica e monarchia, si recò alle urne “in perfetto ordine” il 95% dei forlivesi. Altri tempi, davvero! E tuttavia, in un tempo come l’attuale di guerre devastanti, di crescenti nazionalismi, di sfiducia nella politica e di  prevalenza di “passioni tristi”, questo libro può aiutare una feconda presa di coscienza e anche alimentare, nonostante tutto, nuove ragioni di speranza.

Pierantonio Zavatti