Carcere di Forlì: le sollecitazioni dell’associazione Amici di Don Dario Odv
Le recenti affermazioni del sottosegretario alla Giustizia in merito alla prossima entrata in organico presso la Casa Circondariale di Forlì di sette nuovi agenti di Polizia Penitenziaria non possono che essere accolte con favore, da chi, come l’associazione Amici di don Dario da tempo è coinvolta in progetti sociali e riabilitativi proprio all’interno della struttura carceraria della città.
“Don Dario – affermano i responsabili dell’associazione – ci ha lasciato in eredità una fortissima sensibilità sulle problematiche e le dinamiche umane che prendono vita in carcere, frutto della sua lunghissima esperienza come Cappellano della Casa Circondariale di Forlì. Non possiamo, quindi, che esprimere soddisfazione per questa notizia riportata sulla stampa locale nei giorni scorsi. La nostra Associazione collabora da sempre con la Casa Circondariale offrendo contributi economici, sollecitati anche da richieste di servizi per i detenuti. È evidente però che il problema carcere di Forlì non si risolve con questi piccoli, anche se in questa situazione importanti, interventi tampone”.
“Gli stessi esponenti politici nazionali che hanno reso possibile l’incremento degli agenti, unitamente ai politici locali che hanno incarichi e responsabilità a livello governativo, hanno il dovere di spingere sull’acceleratore per la conclusione dei lavori del nuovo carcere in località Quattro in itinere oramai da tanto, troppo, tempo. L’attivazione della nuova struttura in tempi brevi risponde ad un criticità che ha assunto dimensioni macroscopiche, ovvero la condizione di vita dei carcerati nell’attuale contenitore al limite della decenza umana, come peraltro affermato pubblicamente in più occasioni anche da tutti gli stessi dirigenti carcerari che negli anni si sono succeduti e con cui abbiamo avuto modo di collaborare. In secondo luogo non bisogna dimenticare che la nuova struttura, rischia, se terminata in tempi lunghi, di presentare parti di essa non più conformi alle normative e alle esigenze della casa circondariale stessa. Serve quindi, un’azione politica forte, incisiva e risolutiva”.