Cna Cinema e Audiovisivo: a rischio il futuro dell’industria cinematografica e audiovisiva indipendente italiana
C’è forte preoccupazione per il futuro dell’industria cinematografica e audiovisiva indipendente italiana, un allarme lanciato da Cna Cinema e Audiovisivo che ha assunto rilevanza pubblica in seguito a un articolo uscito ieri sul Fatto Quotidiano, che titola “Meno serie e film italiani: regalo di Meloni a Mediaset”. È infatti in discussione in Parlamento la riforma del Testo unico dei servizi di media audiovisivi (Tusma), che rivede il sistema di quote di investimento e di programmazione in film, serie, documentari italiani a carico di broadcaster e piattaforme e a favore della produzione indipendente italiana. Tra le altre cose, si prevede di eliminare la norma contenente principi fondamentali volti a correggere la forte asimmetria negoziale e contrattuale nei rapporti tra produttori indipendenti e grandi broadcaster e player globali, con il rischio concreto di lasciare i produttori italiani senza alcuna tutela contrattuale, a discapito della biodiversità dell’industria culturale italiana.
Nei giorni scorsi lo European Producers Club, la più importante associazione europea di produttori indipendenti attiva da oltre 30 anni, ha scritto un appello, al Ministro della Cultura e al Parlamento italiano, al fine di stimolare nuove fonti di produzione, la costituzione di piccole e medie imprese e di offrire nuovi sbocchi per talenti creativi. Su questo tema Cna Cinema e Audiovisivo è più volte intervenuta negli ultimi mesi: sia in audizione con AGgcom, sia in audizione al Parlamento, sia nei confronti del Ministero della Cultura e del Ministero dell’Industria e del Made in Italy. Come ribadisce la presidente di Cna Cinema e Audiovisivo Forlì-Cesena, Lisa Tormena: “Cna rappresenta un buon numero di case di produzioni indipendenti, realtà vivaci e attive che realizzano prodotti di qualità e che fanno crescere competenze altamente specializzate nel settore. Nella nostra provincia, nel complesso sono attivi oltre 100 operatori nel comparto cinema e audiovisivo, di cui più del 40% associati a Cna”.
“Come sta chiedendo in questi giorni la Cna al Ministro della Cultura e alle Commissioni Cultura di Camera e Senato, è necessario che nella revisione del Tusma sia prevista una quota di investimento obbligatorio a tutela della produzione indipendente europea e italiana non inferiore al 20% da innalzare entro due anni al 25%. In particolare, occorre definire l’obbligo di investire in opere cinematografiche di espressione originale italiana prodotte da produttori indipendenti (c.d. “quota cinema”) in una misura almeno pari a quanto appena deliberato in Germania. Inoltre, sempre nell’ambito delle produzioni indipendenti, va prevista una quota non inferiore al 1% per le opere di animazione e anche per le opere documentaristiche. Respingiamo fermamente le richieste avanzate dalle piattaforme in Parlamento di una riduzione drastica delle quote di investimento e programmazione, che metterebbe a serio rischio la produzione indipendente italiana”.
“La regolamentazione a tutela di condizioni negoziali e contrattuali eque tra grandi broadcaster e player globali e produttori indipendenti – conclude Tormena – è fondamentale non solo per una crescita strutturata dell’industria culturale italiana, ma anche per mantenere il valore dei diritti e la proprietà intellettuale nel nostro paese. Tali regole devono essere quindi strettamente coordinate con la regolamentazione relativa al tax credit”.