Bacino di Pieve Salutare, Mazzoni (Confagricoltura): “Progetto strategico: l’acqua permette colture ad alto valore aggiunto”
“Il tema irriguo è centrale per la tenuta del sistema agricolo locale, il progetto del bacino di Pieve Salutare è strategico per sviluppare un’agricoltura di qualità e ad alto valore aggiunto: è un progetto che abbiamo seguito sin dalla sua proposta, spronando le istituzioni interessate a dar corso a questa idea nell’interesse del territorio e delle aziende agricole che qui lavorano”. Alberto Mazzoni, vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, plaude al passo avanti fatto sul progetto del bacino idrico che potrebbe nascere all’interno del Comune di Castrocaro Terme.
“Un invaso capace di dare una risposta a 1800 ettari coltivati è una infrastruttura rilevante per il territorio, grazie alla quale si darebbe la possibilità ad aziende agricole della prima collina di portare avanti colture ad alto valore aggiunto, come quelle frutticole, al pari dei colleghi di pianura serviti dalle acque del Cer”, prosegue Mazzoni. “Dobbiamo vedere i cambiamenti climatici come una grande opportunità di innovazione, investendo nel campo delle infrastrutture e delle tecnologie che possano aiutarci a continuare a produrre cibo sano e sostenibile. Noi agricoltori oggi abbiamo le armi spuntate, ma accompagnati da una politica capace di avere una visione di sviluppo del territorio, possiamo ancora pensare di valorizzare le nostre produzioni ed invertire la tendenza negativa. Sarebbe riduttivo pensare che un invaso come quello ipotizzato a Pieve Salutare possa essere solo un contenitore d’acqua, ma dovrebbe essere considerata un’opera infrastrutturale polifunzionale, dall’implementazione degli impianti di difesa attiva dalle gelate, come i sistemi antibrina che hanno bisogno di acqua per funzionare”.
“Inoltre, un bacino come queste avrebbe un ruolo anche nella regimentazione delle acque e nella difesa idraulica del territorio, un territorio che, come ha dimostrato l’alluvione del maggio scorso, si è dimostrato fragile. Nel forlivese solo una minima parte dei frutteti è servita dalla diramazione principale del Cer e se tutte le imprese agricole dovessero utilizzare contemporaneamente questo sistema non ci sarebbe abbastanza acqua per tutti”. “Inoltre – rileva il vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini – ci sono tanti terreni che non sono serviti nonostante si paghi il cosiddetto dominato Cer. La frutticoltura romagnola per essere più resiliente ha bisogno di un sistema assicurativo che tuteli fino in fondo le imprese che stipulano le polizze, con costi equi e coperture concrete; parimenti serve mettere in condizione le aziende agricole di potersi difendere con i sistemi più moderni. Confagricoltura, sul fronte dell’irrigazione, sta portando avanti accordi con imprese tecnologiche israeliane per mettere a disposizione le più moderne tecnologie, ma l’accesso all’acqua è fondamentale e le aziende in questo chiedono pari dignità”.