“Il roveto arde ma non brucia”, un fuoco distrugge e un amore ricostruisce: l’omelia del Vescovo per la Madonna del Fuoco
Si pubblica qui di seguito l’omelia del vescovo della diocesi di Forlì-Bertinoro, mons. Livio corazza, in occasione della festa della Madonna del fuoco, patrona di Forlì.
“Quasi 600 anni fa i forlivesi hanno visto in una fragile xilografia che era scappata indenne da un disastroso incendio notturno che aveva distrutto la scuola di Mastro Lombardino, il segno che non tutto è distrutto, che il male non ha vinto, ma si può ripartire, con Maria. Quel dipinto è ancora qui, nella sua semplicità a testimoniare la fede dei forlivesi in un Dio che non ci lascia soli e non ci abbandona. È il segno di una fede che continua e ha trovato conferme lungo i secoli. Maria non è sola e non ci lascia soli. Nel dipinto, Maria è raffigurata quattro volte. Innanzitutto subito vediamo Maria con in braccio il Figlio Gesù. Un tenero abbraccio fra Madre e figlio. Niente di particolare. L’unica differenza non si vede. Il più piccolo è il Figlio di Dio. c’è bisogno di un sguardo di fede non basta la vista degli occhi. L’essere più tenero e bisognoso di cure, eppure era il Figlio di Dio.
Più in alto Maria è raffigurata prima della nascita nell’Annunciazione. È l’unico momento in cui è sola. Sola con l’Angelo e con la sua decisione di dire di si o di no a Dio. Come nella prima lettura Mosè incontra l’Angelo in mezzo al fuoco da solo. Durante questo incontro misterioso e unico, Dio affida a Mosè la missione di liberare il suo popolo. A Maria l’Arcangelo Gabriele annuncia la volontà di Dio e Maria risponde di si. Eccomi sono la serva del Signore, avvenga per me quello che hai detto. Subito dopo Maria è sotto la croce insieme con Maria Maddalena e Giovanni Evangelista. A Maria sua Madre, Gesù sulla croce, lo abbiamo sentito nel vangelo, affida Giovanni: Ecco tuo Figlio. E in Giovanni siamo rappresentati tutti noi. Gesù ci ha affidati per sempre a Maria. I nostri atti solenni di affidamento a Maria sono solo una conferma: Gesù ci ha preceduto una volta per sempre: Maria è nostra Madre.
La quarta volta Maria è raffigurata, nel gruppo di uomini e donne sotto la grande immagine di lei con il bambino in braccio. Maria già svolge il compito che Gesù gli ha affidato: ecco tuo Figlio. Ecco i tuoi figli. Maria è con gli apostoli. Maria è Madre della famiglia di Gesù, dei figli e delle figlie di Dio. Siamo, da allora, veramente fratelli e sorelle. Insieme agli apostoli, si intravvedono anche Caterina d’Alessandria (per noi patrona di Bertinoro) e santa Dorotea, particolarmente venerata allora, con un cesto di frutta. E poi i santi. Oltre agli Apostoli ci sono otto santi testimoni di una ricchezza e varietà di carismi che ha caratterizzato fino dagli inizi la comunità cristiana. San Giorgio, san Francesco, sant’Antonio abate, san Cristoforo, san Nicola, san Lorenzo, Giovanni Battista, san Girolamo. Ognuno ha un suo insegnamento. Noi li conosciamo poco, ma certamente i ragazzi della scuola di Lombardino da Riopetroso lo sapevano molto bene. Come una mamma Maria si fa in quattro per tutti noi.
È proprio vero Maria non è sola. Maria e Gesù non sono soli, nel dipinto (usato probabilmente come libro scolastico) sono raffigurati almeno una ventina di santi. Maria è come la grande regista di una squadra di amici di Gesù che condividono con Lei lo stesso sogno di salvezza del Figlio. Il Figlio ha bisogno di noi e chiama, chiama alleati e collaboratori. Oggi siete usciti di casa per venire qui ad accendere una candela e chiedere una grazia, e fate bene. Ma non dimentichiamo che anche Lei ha da chiedere qualcosa. Come ha chiesto a Lei l’Arcangelo Gabriele di diventare Madre, come ha chiesto l’Angelo, in mezzo al roveto ardente, a Mosè di liberare il suo popolo dalla schiavitù in cui era piombato il popolo d’Israele, così oggi il Signore chiede a noi di aprire il nostro cuore e di offrire la nostra vita per la salvezza del mondo, per renderlo migliore.
Maria combatte il male con la luce del Figlio e degli amici di Gesù. Le fiamme dell’incendio non erano l’unica minaccia per la città di Forlì. Era un tempo di guerre (anche allora!), di ingiustizie, di disuguaglianze, di prepotenze. Di divisioni nella Chiesa, di scarsa coerenza e perseveranza. Maria, nel segno dell’immagine salvata, è la donna della speranza e del futuro. Anche noi a Forlì quest’anno, siamo stati travolti da eventi drammatici. Non il fuoco distruttore ma da miliardi di metri cubi d’acqua che hanno travolto strade, case, campi, chiese, oratori, officine, negozi, biblioteche. Vite umane. Ma l’acqua non ha spento il fuoco della fraternità e della solidarietà. Anzi! Per questo ringraziamo Maria che continua ad aiutarci a fare comunità. Ringraziamo lo Spirito che ha acceso nel cuore di tanti giovani e non solo, di dare una mano, spontaneamente e gioiosamente. Il volontariato e le Istituzioni. Qualcuno più pronti e veloci altri sono più duraturi nel tempo.
Un fuoco di generosità che speriamo continui e non si consumi. Nella prima lettura c’è un fuoco che arde ma non consuma, non brucia. Un fuoco d’amore che continua. Il fuoco d’amore di Gesù deve sorprendere come il fuoco sul monte Oreb, che bruciava ma non consumava e meravigliava Mosè, così deve sorprendere e stupire, non può passare inosservato. Nella seconda lettura san Giovanni per 16 volte usa la parola amore. “Amiamoci gli uni gli altri come Dio ci ha amati”. Ricordavo nei giorni scorsi come insieme ai santi descritti nel dipinto del XIV secolo ancora davanti a noi, ci sono anche altri che hanno sorpreso per la loro capacità di amare perché hanno saputo rispondere all’odio con l’amore. Così come sorprende il significato che dava alla parola amore Etty Hilesum che in un suo scritto quando era già nel campo di concentramento, poco prima di essere uccisa, immaginava che dopo, finita la guerra, solo l’amore avrebbe sconfitto il male assoluto della Shoah.
Che la festa della Madonna del Fuoco sia una chiamata alla carità lo dimostra il fatto che ogni anno ci sono delle coincidenze non casuali. Oggi con tutta la Chiesa italiana celebriamo la 46^ edizione della Giornata per la vita e oggi ricorre la 5^ Giornata internazionale della fraternità universale a ricordo della firma avvenuta nel 2019 ad Abu Dhabi, del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib. Maria, madre di Gesù e madre nostra, aiutaci a vincere il fuoco distruttore del male, dell’indifferenza con lo stesso fuoco buono dell’amore e della fraternità che ci ha consegnato Gesù dalla croce. Ne abbiamo bisogno a Forlì, in Europa, in Ucraina, in Palestina e Israele e nel mondo intero. Amen”.
+Livio Corazza