Tutto esaurito per “Un’opera al mese”, l’annincio del sindaco: “Una mostra sulla ricomposizione del trittico del maestro di Forlì”
Altra serata con il tutto esaurito per la rassegna “Un’opera al mese”, svoltasi domenica 28 gennaio nella Chiesa di San Giacomo e dedicata alla presentazione dei tre preziosi dipinti del Maestro di Forlì del Museo di San Domenico, “Funerali e Assunzione della Vergine”, “Crocifissione” e “Quattro Santi”, opere databili nei primissimi anni del Trecento. Il pubblico è stato coinvolto nell’appassionante narrazione dello storico dell’arte Mauro Minardi, che di recente ha condotto nuove indagini sulle tavolette. Minardi ha spiegato come le tre tavolette forlivesi e altre tavolette conservate in musei europei e americani siano i frammenti di un’unica opera, integra all’origine: un Trittico, ossia un altarolo dedicato alla Morte della Vergine e alla Passione di Gesù, destinato alla devozione privata di un laico o di un religioso (in questo caso probabilmente un frate francescano o una clarissa) e proveniente plausibilmente da Forlì.
E proprio domenica il sindaco Gian Luca Zattini e l’assessore alla Cultura Valerio Melandri dal palco del San Giacomo hanno annunciato che intenderebbero organizzare una mostra al San Domenico dedicata alla ricomposizione del Trittico del Maestro di Forlì di cui la Pinacoteca conserva appunto tre elementi. Per questo saranno avviati contatti con i due musei interessati, il Museo Thyssen- Bornemisza di Madrid e il Metropolitan Museum of Art di New York – Collezione Lehman, che detengono gli altri dipinti che formavano in origine l’altarolo smembrato. Si tratterebbe così per la prima volta di rivedere integralmente ricostruita questa pregevole opera testimone del trapasso della civiltà figurativa italiana dal Duecento al Trecento. Un’opera di grande interesse, dal timbro narrativo agile e dai colori vivaci e luminosi, che ci restituisce il profilo di un pittore romagnolo – il Maestro di Forlì – legato alla tradizione bizantina ma già al corrente delle novità profuse da Giotto nella vicina Rimini. Un artista sospeso tra arcaismi e novità, che si affianca, in un tono sempre piacevolmente affabile e delicato, ai pittori riminesi operosi intorno al 1300.