A Pievenquinta, Radames Garoia e Nivalda Raffoni hanno festeggiato il millesimo incontro culturale

Domenica 14 gennaio, a Pievequinta, nel Salone di Palazzo Morattini (e’ Palaz ‘d Panocia), si è svolto un originale incontro per riscoprire le tradizioni popolari della Romagna contadina dal titolo “Da Sant’Antonio a San Valentino”, con foto proiezione commentata e lettura brani e poesie. L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Culturale e Ricreativa “Amici della Pieve Odv” sul tema, ideato e presentato da Radames Garoia e Nivalda Raffoni, con l’intervento di Gabriele Zelli che ha parlato della Madonna del Fuoco, patrona di Forlì. Nell’occasione, Radames Garoia  e Nivalda Raffoni, di fronte ad una sala gremita, hanno festeggiato il loro millesimo incontro.

Mille incontri per Radames Garoia e Nivalda Raffoni, coppia anche nella vita, sposati da 52 anni: “Mille incontri svolti in questa nostra attività amatoriale e di volontariato – affermano i due – che ci porta in giro per la Romagna a parlare di quelle tracce di civiltà contadina che ancora rimangono e a recitare in dialetto racconti e componimenti nostri e dei tanti poeti romagnoli, contemporanei o scomparsi, che hanno lasciato un patrimonio inestimabile di poesie e dialetto. Mille incontri con tanti temi trattati. Si va dalle tradizioni popolari legate al mondo della campagna, che, prevalentemente coincidono con i principali santi del calendario (Sant’Antonio, San Giuseppe, San Giovanni e San Martino, solo per citarne alcuni), a partecipazione a trebbi dialettali con altri dicitori o poeti; oppure serate umoristiche in cui prevale l’allegria ed il buonumore, fino ad incontri in cui prevale il lato culturale e storico (tanti svolti durante il centenario della Grande guerra) e a quelli per ricordare i grandi poeti del passato, come Aldo Spallicci (nel 2023, cinquantenario della morte), Olindo Guerrini e, più recentemente, Mario Vespignani e Marino Monti. Mille incontri (serate, pomeriggi ed anche qualche mattinata), a partire dal 2010, che ci hanno visto entrare nelle sedi di associazioni culturali, Pro Loco, Circoli pubblici e privati, Università per Adulti, Sale Parrocchiali, Centri di ritrovo per anziani e Case di Riposo e, d’estate, in Arene e Parchi pubblici”.

“Portando con noi la passione e l’esperienza di teatro dialettale fatta negli anni ’70 (recitato in due compagnie, dal 1974 al 1978), passione mai sopita, tutto è iniziato nel 2010, con la prima presentazione del libro ‘Una volta in campagna’, (di Radames Garoia) testimonianze ed immagini di lavori e vita contadina in campagna fino agli anni’50, contenente diverse poesie di Ruffillo Budellacci, che abbiamo letto nell’occasione. Poi, con la insostituibile collaborazione  di Gabriele Zelli, sono state diverse le presentazioni del libro, oltre ad altre serate con argomenti diversi a Forlì e dintorni. Serate che, negli anni a seguire sono aumentate progressivamente, con una media di circa 80/90 all’anno, fino ad arrivare al considerevole numero di 105 nel 2023. Un discorso a parte per gli incontri che facciamo nelle Case di riposo. Hai davanti 20/30 sedie a rotelle sulle quali sono seduti anziani con disabilità fisiche e mentali, demenza senile in primis. Solo alcuni partecipano all’argomento che proponiamo (sempre con l’aiuto di immagini commentate), ma per noi è sempre una gratificazione riuscire a portare un sorriso ed una carezza a chi ha iniziato una via senza ritorno. Ed alla fine molti ci vogliono stringere la mano… credeteci, è molto più quello che riceviamo di quello che diamo!”.

“Questo nostro volontariato ci porta a relazionarci con un pubblico che rappresenta le età della vita: dagli anziani delle Case di riposo ai bambini della scuola. Infatti, a questi 1000 incontri ne vanno aggiunti tanti altri (circa 200), svolti nelle scuole elementari per far conoscere ai bambini il modo di vivere dei nostri avi ed a cercare di divulgare il nostro dialetto. Gli incontri che svolgiamo nelle scuole sono di 5 lezioni per classe e ci è di aiuto una proiezione di immagini tratte dal nostro archivio fotografico storico che curiamo da circa quarant’anni (è un archivio fotografico, prevalentemente sul mondo rurale e sulla Romagna del primo ‘900, nato cartaceo ed ora esclusivamente digitale, di oltre 4000 immagini, per lo più inedite, in continua evoluzione). Dapprima viene proposta un’ampia visione sul mondo contadino, definitivamente scomparso: la casa, la famiglia ed il modo di vivere di quei tempi. A seguire, parliamo della cucina, della sacralità del fuoco nel camino e del forno a legna. Proseguiamo poi con ‘I burdell e la scôla d’una vôlta’. Mentre le ultime due ore sono dedicate al dialetto, con una traduzione dialettale delle ‘cose di uso comune’ e l’insegnamento a leggere una breve favola tradotta in dialetto”.

“Nel periodo pre-covid, abbiamo svolto diversi incontri anche nelle scuole dell’infanzia, con lettura di una favola (‘Gli Aristogatti’) tradotta in dialetto romagnolo, con foto proiezione delle illustrazioni tratte da uno dei tanti libri sulla favola. La lettura viene eseguita a due voci, la prima in italiano, leggendo il testo originale e, a seguire, la seconda voce legge lo stesso testo tradotto in dialetto, in sincronia con le immagini proposte”.