Padre Luca Vitali, missionario in Brasile: “Un Dio di periferia”
Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di padre Luca Vitali, missionario a San Paolo del Brasile.
È il terzo Natale che vivo qui. Nella periferia della periferia della periferia di San Paolo del Brasile. Per arrivare in centro infatti c’è bisogno di due ore di pullman: due per andare e due per tornare. Pendolo al quale la maggior parte della nostra gente si sottopone quotidianamente: vai, torna, vai, torna. Arrivi in centro e trovi palazzi di una megalopoli della 9^ economia mondiale e poi, quando di sera torni, ti accolgono di nuovo le casupole costruite una fitta all’altra della periferia dove la maggior parte della gente – soprattutto dopo la pandemia – mangia poco. Nell’immaginario europeo il Brasile è sinonimo di: samba, allegria, integrazione, fede… e calcio nonostante lo scarso risultato del Mondiale. Ed invece sotto sotto qualcosa grida e per questo, la notte del 25, dovremmo pregare attorniati dal caos delle moto dei signorotti del quartiere. Sfondano le marmitte e passano tutto il tempo con i loro motori a marcare il territorio quasi a dire: “state sotto, qui comandiamo noi!”.
Così Gesù viene ma non si sente. Loro invece li sentiamo tutti. La gente è stanca di questi atti di forza ma non può dire nulla. Silenzio. Se dici qualcosa finisci male. E quando hai tra le mani l’eucaristia e senti questo caos assordante ti chiedi che senso abbia tutto. E poi il cuore torna a quell’altra notte, quella di Betlemme, dove un imperatore strafottente vuole contare i suoi servi e li fa registrare nel luogo di nascita per marcare il suo potere, e quel bambino, circondato da questo ‘rumore’ non trova spazio in casa perché è nato fuori del matrimonio e forse quella famiglia genera qualche sospetto. Figlio di Dio? Mah… Eppure, dentro tutte queste contraddizioni della periferia ci si accorge che la strategia dell’amore di Dio è incredibile. Viene come allora, senza fare rumore e senza l’arroganza dei potenti. Viene perché l’amore è silenzioso, umile. Povero. Viene e resta fuori dalla porta perché la maggior parte non lo riconosce né capisce la sua traiettoria.
Viene come principe della pace, ma senza fare una guerra perché è mite nelle parole e nei gesti. Viene per dare speranza a chi si sente sempre usato, viene per essere uno di noi dentro le contraddizioni di un Paese in cui l’esclusione razziale uccide come fosse una guerra combattuta senza sosta perché è dentro la cultura, dentro la storia. Per noi, infatti, c’è la ‘scoperta’ della America, ma per chi era qui è stata un’invasione dilaniante che perpetua fino ad oggi lo schema tripartito: padroni, indios e schiavi. Con un dio per uno. Forse anche oggi. Ed è per questo che Lui nasce in periferia, in silenzio, senza disturbare e chiedere attenzioni. Fuori dalla porta. Come fa l’amore che sa aspettare… amore. Buon Natale.
Luca Vitali