Export, anche in provincia si risente dell’inflazione e del deprezzamento dell’euro
I dati riferiti al primo semestre dell’anno, nell’area Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, registrano un incremento dell’export, sostenuto dalla ripresa della domanda estera, diretta conseguenza del rafforzamento del commercio mondiale; aumento che, tuttavia, risulta inferiore sia alla variazione regionale sia a quella nazionale. L’inflazione molto alta, da un lato, e il sensibile deprezzamento dell’euro, dall’altro, stanno giocando un ruolo preponderante in merito all’aumento del valore delle esportazioni. La svalutazione dell’euro, però, sta avendo forti ripercussioni negative sulle importazioni, cresciute, in termini percentuali, più del triplo rispetto alle esportazioni; peggiora, pertanto, il saldo della bilancia commerciale. In crescita il valore esportato dei principali prodotti, così come le esportazioni verso i principali Paesi. In tale contesto, la guerra Russia-Ucraina, e le relative sanzioni dell’Unione Europea verso quest’ultima, determinano decisi effetti negativi sull’export delle imprese del nostro territorio verso la Russia.
“Dall’analisi dei dati del primo semestre – commenta Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna – possiamo dire che l’export tiene, nonostante le conseguenze dello sconvolgimento economico e sociale causato dalla pandemia e dal conflitto Russia-Ucraina . Per quanto riguarda lo scenario generale, è caratterizzato quindi da un’alta inflazione che, dopo oltre tre decenni è tornata a essere una variabile in grado di condizionare l’evoluzione dell’economia globale. Il rialzo dell’inflazione è dovuto, in larga parte, al rincaro dei beni energetici e delle materie prime in genere, che determina un aumento dei prezzi dei beni e, di conseguenza, un incremento del valore delle esportazioni. A questo si affianca il deprezzamento dell’euro, dovuto sia all’elevata inflazione, sia all’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense, che ha fatto crescere l’apprezzamento del dollaro. Ciò aumenta il potere d’acquisto degli importatori extra-Ue e rende i prodotti degli esportatori dell’Ue più competitivi sul mercato internazionale. Per quanto riguarda le dinamiche dei territori di Forlì-Cesena e Rimini, le nostre imprese dimostrano vitalità e dinamismo, nonostante le difficoltà contingenti, e si registra un incremento dell’export, sostenuto dalla ripresa della domanda estera, diretta conseguenza del rafforzamento del commercio mondiale. Nella nuova programmazione pluriennale, la Camera della Romagna dedicherà all’Internazionalizzazione del nostro tessuto produttivo una linea strategica e progettualità specifiche, che tengano conto degli input arrivati dalla consultazione pubblica appena conclusa e molto partecipata”.
Export delle imprese: aggregato Romagna – Forlì-Cesena e Rimini
Nel primo semestre 2022 le esportazioni nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) risultano di 3.674 milioni di euro, con un incremento del 14,4% rispetto a gennaio-giugno 2021, inferiore sia alla variazione regionale (+19,7%) sia a quella nazionale (+22,5%). Le relative importazioni ammontano a 2.118 milioni di euro, con una crescita annua del 44,4% annua. Positivo, pertanto, il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) registrato nel 1° semestre 2022, pari a +1.556 milioni di euro, ma in contrazione del 10,8% rispetto a quello fatto segnare nel periodo gennaio-giugno 2021.
Aumentano in modo deciso le esportazioni dei principali prodotti: +4,5% i macchinari e gli apparecchi meccanici (19,9% del totale), +8,2% i prodotti tessili, dell’abbigliamento e delle calzature (13,0%), +21,8% i prodotti in metallo (11,7%), +31,7% i mezzi di trasporto (9,9%), di cui +37,0% le navi e imbarcazioni (9,0%), +25,4% i prodotti alimentari e le bevande (8,2%), +10,7% gli apparecchi elettrici (7,3%), +20,1% gli articoli in gomma e materie plastiche (6,2%), +15,9% i mobili (6,1%) e +5,3% i prodotti dell’agricoltura (5,3%). I principali Paesi di destinazione delle esportazioni risultano, nell’ordine, la Francia (13,2% del totale), la Germania (10,6%), gli Stati Uniti (9,7%), il Regno Unito (6,5%), la Spagna (5,1%) e la Polonia (4,2%); è il Regno Unito a registrare la maggiore variazione annua (+51,7%), a cui seguono Spagna (+29,3%), Stati Uniti (+22,5%), Francia (+10,9%), Germania (+10,5%) e Polonia (+7,8%). La guerra tra Ucraina e Russia, e le relative sanzioni decise dall’Unione Europea verso quest’ultima, causano decisi effetti negativi sull’export verso la Russia (-28,3%).
In ultimo, solo per specificare che la variazione dell’export può dipendere da molti fattori (tasso di cambio, vantaggio comparato tra Paesi, domanda estera dei nostri prodotti), tra i quali una certa rilevanza può assumere il tasso di inflazione; si ritiene, quindi, utile fornire una rappresentazione grafica del trend annuo, nel medio periodo, del valore delle esportazioni, da un lato, e dell’indice Istat Nic (indice dei prezzi per l’intera collettività), dall’altro, solamente per scopi conoscitivi, senza pretesa alcuna di entrare nelle eventuali dinamiche di correlazione tra le suddette variabili.
Export delle imprese: focus provinciale Forlì-Cesena
Nel primo semestre 2022 le esportazioni in provincia di Forlì-Cesena risultano di 2.231 milioni di euro, con un incremento del 13,1% rispetto a gennaio-giugno 2021, inferiore sia alla variazione regionale (+19,7%) sia a quella nazionale (+22,5%); tra le province emiliano-romagnole, a parte il calo di Piacenza, Forlì-Cesena si posiziona all’ultimo posto per crescita dell’export (primo posto per Parma). Le relative importazioni ammontano a 1.300 milioni di euro, con un incremento annuo del 38,2%. Positivo, pertanto, il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) registrato nel 1° semestre 2022, pari a +931 milioni di euro, ma in contrazione del 9,8% rispetto a quello fatto segnare nel periodo gennaio-giugno 2021.
Aumentano in modo deciso le esportazioni dei principali prodotti, in particolare delle navi e imbarcazioni: +6,5% i macchinari e gli apparecchi meccanici (15,4% del totale), +13,8% i prodotti in metallo (13,6%), +37,5% i mezzi di trasporto (9,5%), di cui +49,7% le navi e imbarcazioni (8,5%), +16,3% i mobili (9,3%), +3,9% i prodotti dell’agricoltura (8,0%), +7,5% gli apparecchi elettrici (7,7%), +11,7% i prodotti alimentari e le bevande (6,7%), +20,1% gli articoli in gomma e materie plastiche (6,6%) e +5,7% le calzature (4,8%).
In calo, invece, gli articoli sportivi (-2,0%, 6,1% del totale). I principali Paesi di destinazione delle esportazioni risultano, nell’ordine, la Francia (15,9% del totale), la Germania (12,2%), gli Stati Uniti (7,6%), la Spagna (5,7%), la Polonia (4,5%) e il Regno Unito (4,0%); è la Spagna a registrare la maggiore variazione annua (+43,0%), a cui seguono Stati Uniti (+31,4%), Francia (+13,2%), Germania (+12,5%), Polonia (+7,5%) e Regno Unito (+3,9%). La guerra tra Ucraina e Russia, e le relative sanzioni decise dall’Unione Europea verso quest’ultima, causano decisi effetti negativi sull’export verso la Russia (-17,3%).
In ultimo, solo per specificare che la variazione dell’export può dipendere da molti fattori (tasso di cambio, vantaggio comparato tra Paesi, domanda estera dei nostri prodotti), tra i quali una certa rilevanza può assumere il tasso di inflazione; si ritiene, quindi, utile fornire una rappresentazione grafica del trend annuo, nel medio periodo, del valore delle esportazioni, da un lato, e dell’indice Istat Nic (indice dei prezzi per l’intera collettività), dall’altro, solamente per scopi conoscitivi, senza pretesa alcuna di entrare nelle eventuali dinamiche di correlazione tra le suddette variabili.