Papa Giovanni XXII, Operazione Colomba: situazione disperata dei siriani nei campi profughi
Due bambini siriani, un adolescente e tre adulti, sono morti di fame e di sete sul barcone sul quale viaggiavano, salpato dalla Turchia ed arrivato a Pozzallo il 12 settembre con 26 superstiti a bordo. Dai campi profughi al confine fra Siria e Libano, punto di partenza di una delle rotte di transito via mare per i richiedenti asilo diretti verso occidente, arriva la testimonianza dei volontari di Operazione Colomba, il corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. Così Paola Fracella: “Da due mesi stiamo assistendo a un incremento esponenziale delle partenze di profughi siriani dalle coste libanesi. La totale mancanza di prospettive di vita nei campi profughi del Libano a causa della crisi economica è senza precedenti. ‘Tentare di fuggire è l’unica scelta che abbiamo’ ci dicono i profughi siriani. Così dopo aver abbandonato la propria terra dilaniata da dodici anni di conflitto, si rimettono nelle mani di trafficanti senza scrupoli per raggiungere l’Europa, pur sapendo di rischiare torture, abusi e morte”.
Dal loro osservatorio sul campo – Operazione Colomba è presente in Libano ai confini con la Siria da 9 anni – i volontari hanno raccolto diverse testimonianze di persone in procinto di tentare la stessa via di fuga verso la speranza. Continua Paola Fracella: “Sono in maggioranza siriani, ma fra loro c’è anche qualche libanese. Sanno che forse in Europa non arriveranno mai: le notizie di naufragi e morti le conoscono. Eppure preferiscono affrontare tutto ciò invece che continuare a vivere in questo inferno”. Fra i sette milioni di siriani che sono stati costretti a scappare dal loro Paese uno su due è un bambino. Chi vive in in Libano rischia oggi la deportazione forzata; al rientro in Siria giovani e adulti verrebbero arruolati, arrestati o uccisi, spesso torturati.
“Nulla è cambiato. Riceviamo ogni giorno decine di denunce sul destino di chi torna in Siria, che abbiamo documentato nel nostro report periodico”, conclude. La Comunità Papa Giovanni XXIII è impegnata da anni insieme ad altre organizzazioni per l’attivazione di Corridoi Umanitari per i profughi siriani dal Libano. Commenta Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII: “Finché questa pratica non verrà implementata e adottata dalla maggioranza dei governi europei, non potremo dare alternative alle persone che ne hanno bisogno e diritto”. “La guerra in Ucraina, con la sua conseguente crisi umanitaria, ha mostrato quanto accogliere i rifugiati sia giusto e possibile. Chiediamo al Governo italiano e a tutti i Governi europei che si attivino per dare risposta alle urla che arrivano dai campi profughi del Libano. L’Italia e l’Europa possono riappropriarsi del proprio ruolo di guida nella tutela dei diritti umani, come auspicato dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1950”.