Accolto l’appello della Federazione BCC ER: la Regione chiede all’Ue più proporzionalità
La Regione Emilia-Romagna scende in campo, prima in Italia, al fianco del Credito Cooperativo nella battaglia europea per la proporzionalità delle regole bancarie fondamentale anche per scongiurare la chiusura di sportelli nei piccoli centri: su sollecitazione della Federazione BCC dell’Emilia Romagna e di Federcasse, l’Assemblea Legislativa regionale ha chiesto al Parlamento Europeo una modifica al regolamento europeo che alleggerisca gli adempimenti – pensati per banche di altre dimensioni e caratteristiche normative – a cui le BCC, banche di comunità e spesso unico presidio bancario nei territori più periferici, devono attenersi. È questo l’importante risultato ottenuto a seguito dell’audizione della Federazione BCC dell’Emilia Romagna, di Federcasse, insieme all’ABI, tenutasi nelle scorse settimane di fronte alla Commissione I (Bilancio affari generali ed istituzionali) e alla Commissione II (Politiche economiche) dal titolo: “La riorganizzazione della presenza degli Istituti Bancari in Emilia-Romagna: il presente e il futuro di un servizio essenziale per tutta la comunità”.
“Nell’ultimo decennio in Italia sono scomparse 12.000 filiali bancarie, con una riduzione di oltre un terzo (-36%) – spiega Mauro Fabbretti, presidente della Federazione BCC Emilia Romagna – e a farne le spese sono stati soprattutto i centri più piccoli e le zone d’Italia più periferiche, dove nel periodo più duro della crisi sanitaria c’è stata una forte ‘stretta’: il numero di Comuni sprovvisti di servizi bancari è aumentato progressivamente con pesanti ripercussioni sulle fasce più fragili della popolazione. Le BCC hanno invece mostrato coerenza, sotto il profilo del rapporto con il territorio, con le caratteristiche proprie di un modello di banca attento alla redditività sociale, mantenendo, anche negli ultimi anni, il presidio locale al servizio della clientela. In Emilia-Romagna le 10 BCC sono oggi presenti in 162 Comuni, in 11 dei quali rappresentano l’unica presenza bancaria, con 397 sportelli di cui oltre la metà in realtà con meno di 10.000 abitanti”.
Un presidio fondamentale per il territorio. “Le BCC – prosegue Fabbretti – sono garanti di un pluralismo economico che produce stabilità e genera benessere nelle comunità. Per questo abbiamo chiesto alla Regione un impegno concreto nella nostra battaglia per una maggiore proporzionalità delle regole bancarie, che devono tenere conto delle reali dimensioni delle banche. Non servono regole omologanti valide allo stesso modo per grandi gruppi e piccole BCC. Le istituzioni devono valorizzare e tutelare le banche di comunità che noi rappresentiamo in Emilia-Romagna. Oggi gli adempimenti che le BCC devono assolvere sono del tutto sovradimensionati rispetto ai reali volumi dei singoli istituti: questo genera difficoltà nell’erogazione del credito a imprese e famiglie. Uno scenario che frena la capacità di servizio delle BCC sui territori e limita lo sviluppo economico. I risultati, comunque molto positivi, delle nostre attività presentati alle Commissioni regionali riunite in seduta congiunta avrebbero potuto essere ancora più incisivi in assenza di adempimenti burocratici inadeguati per banche con una simile dimensione e complessità operativa. Per questo abbiamo chiesto un intervento a supporto di alcune proposte di modifica normativa che non scalfirebbero minimamente i presidi di stabilità e di monitoraggio dei rischi del sistema delle BCC, ma che valorizzerebbero le caratteristiche identitarie delle nostre banche che sono di esclusiva proprietà, e ad esclusivo servizio, delle comunità nella quali operano”.
In cosa consiste la richiesta di modifica? L’art. 40 del Regolamento della Banca Centrale Europea 468/2014 stabilisce che anche le banche less significant (ovvero con un attivo inferiore ai 30 miliardi di attivo, quali sono tutte le BCC italiane) che fanno parte di un Gruppo bancario significant vengono classificate a loro volta, individualmente, quali banche significant. Ciò comporta pesanti conseguenze di natura regolamentare e di supervisione in termini di oneri di natura normativa, amministrativa, informativa e di requisiti patrimoniali e di risoluzione. Un quadro normativo sovradimensionato che, se alleggerito, permetterebbe di accrescere ulteriormente il contributo delle BCC alla capacità di reazione del Paese e dei diversi territori rispetto alla doppia crisi in corso (post-pandemica e bellica), assicurando il sostegno creditizio e consulenziale a imprese e famiglie.
E la risposta della Regione non si è fatta attendere: lo scorso 11 maggio, la risoluzione “Sessione Europea 2022. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione Europea”, ha accolto un emendamento proposto dal presidente della Commissione I, condiviso dalla presidente della Commissione II e sostenuto da tutte le forze politiche: “Nell’ottica di combattere lo spopolamento dei territori più fragili -recita l’emendamento – anche garantendo la presenza di servizi bancari in particolare nelle aree interne e di montagna, si coglie l’occasione della revisione in atto del quadro normativo europeo per il recepimento nell’Unione Bancaria degli Accordi finali di Basilea 3 plus per evidenziare l’opportunità di rivedere il quadro normativo determinatosi con Regolamento 468/2014, allo scopo di prendere in considerazione, successivamente, la possibilità di riconoscere forme di proporzionalità che sostengano la natura mutualistica derivante dall’articolo 45 della Costituzione Italiana e della loro peculiarità localistica. A tal fine si invita la Giunta a valutare la opportunità di sollecitare un intervento unitario della Conferenza delle Regioni e del Comitato Europeo delle Regioni, nei confronti, rispettivamente, del Governo italiano e del Parlamento Europeo”.
Tale emendamento rappresenta il primo documento su questo tema approvato in Italia da un’Assemblea Legislativa regionale e inoltrato all’Unione Europea: un risultato importante che si va ad unire ad altre iniziative condotte, nei confronti degli enti regolatori, da Federcasse e Confcooperative.