Bertinoro, il Ceub ospita il convegno regionale dell’Associazione Urologi Italiani dell’Emilia-Romagna
Il 10 e 11 giugno si terrà il Convegno regionale Associazione Urologi Italiani dell’Emilia-Romagna presso il Centro Residenziale Universitario di Bertinoro (Forlì). Presidente: dottoressa Roberta Gunelli, direttrice della Urologia dell’ospedale di Forlì. Saranno approfonditi vari temi, come le reti uroncologiche, il carcinoma prostatico, la calcolosi urinaria, la cronicità in urologia, la medicina di territorio.
“Sono ormai trascorsi molti anni – spiega la dottoressa Roberta Gunelli – dalle prime esperienze di rete hub & spoke e fin dai primi momenti erano presenti dubbi sulla accettabilità di tale sistema da parte dei medici, e fin d’allora si era ritenuto importante valutare le percezioni dei professionisti coinvolti nella rete circa le relazioni professionali, la messa in comune di conoscenze, le relazioni organizzative. È molto delicato il rapporto fra professionisti ed istituzione ed ancora di più quello fra professionisti, quanto è valido ed efficace nei Paesi del Nord Europa non è ugualmente applicabile nelle stesse forme nei paesi latini, questo non vuol significare l’impossibilità di applicare il concetto di rete alle nostre realtà, si tratta di trovare la rete ‘giusta’ per ‘catturare’ le varie professionalità nelle migliori espressioni e, trattenendole all’interno di una rete preconfigurata nelle forme e dimensioni, stimolare positivamente le modalità di ‘convivenza attiva’ per migliorare la qualità delle cure, migliorare la gestione delle risorse, condividere best practice, condividere competenze come recita la definizione di rete. Questo fine, nelle nostre realtà, non è risultato facilmente realizzabile con l’applicazione di una struttura hub & spoke su tutto il territorio e per tutti gli ambiti medici e questo per una mancanza di attitudine a spersonalizzare la propria attività professionale a favore della realtà entro la quale si svolge la nostra attività”
“La formazione che abbiamo ricevuto – prosegue – ha sempre reso difficile il lavoro di gruppo e solo da pochi anni l’attività dei Tmd ( Team Multidisciplinare) sta modificando questa attitudine, mettendo in evidenza i vantaggi per Pazienti e Medici in termini prima di tutto clinici, sia nel campo dei risultati che in quello, oggi purtroppo sempre più importante, medico-legale. Siamo quindi pronti ad affrontare un sistema di reti, adottando un network che preveda la possibilità di lavorare per progetti che potrebbero trovare di volta in volta un gruppo coordinatore, lasciando così spazio alla voglia di migliorarsi e di impegnarsi in prima persona in progetti innovativi. È ovvio che questa non sarebbe una proposta di “anarchia” poiché, come ho già detto, la rete dovrebbe essere di giusta forma e dimensioni, e queste caratteristiche, date dalla direzione strategica aziendale/regionale, tenendo conto delle risorse disponibili, traccerebbero la strada da percorrere per raggiungere gli obbiettivi proposti”.
“La garanzia di una comune prassi – conclude – è in ogni caso data dalla formulazione ed applicazione pratica dei Pdta (percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali)che stanno definendo in modo sempre più esteso la tessitura della nostra attività clinica, ed anche il lavoro che si sta svolgendo in questo campo rappresenta un momento di crescita per arrivare in modo naturale alla generazione delle reti cliniche che potrebbero a questo punto rappresentare la logica evoluzione dei dipartimenti. Con questo Congresso vogliamo analizzare l’attualità delle reti cliniche a livello regionale, cercando però di tenere lo sguardo rivolto al futuro per individuare i possibili momenti di miglioramento e le criticità che ci aspettano, in modo da essere costantemente attivi e propositivi, garantendo la massima efficacia alla nostra quotidiana attività”.