Pnrr, esclusi gli enti di promozione sportiva: la lettera di denuncia al Governo
Si pubblica qui di seguito il testo della lettera che i principali enti di promozione sportiva sul territorio nazionale hanno indirizzato al Governo per denunciare la disparità di trattamento rispetto alle federazioni sportive nazionali nell’accesso al Pnrr.
Nelle linee guida destinate ai Comuni per favorire ed incrementare integrazione ed inclusione sociale assenti tutti gli enti di promozione sportiva. C’è amarezza ed incredulità dinnanzi all’esclusione e al mancato coinvolgimento di tali organismi sportivi, oggi divenuti altresì Enti nazionali di Terzo Settore. Palese disparità rispetto alle fsn, le federazioni sportive nazionali, ammesse alle risorse stanziate dal Pnrr. Si attendono dal Governo immediate correzioni. “Why always me?”. In giorni così bui per il calcio italiano di vertice, vista l’impossibilità per la Nazionale azzurra di partecipare per la seconda volta consecutiva ai Campionati Mondiali di calcio, abbiamo deciso di prendere in prestito la celebre frase di Mario Balotelli per farla nostra. Come enti di promozione sportiva siamo costretti, ancora una volta, a denunciare l’ennesima disparità di trattamento riservataci dal Governo. Perché sempre noi?
Apprendiamo con stupore, infatti, come nelle “Linee guida per la presentazione delle candidature relative all’Avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse nell’ambito delle risorse stanziate dal Pnrr (Missione 5 Inclusione e coesione Componente 2 – Infrastrutture sociali, famiglie, Comunità e Terzo settore, Misura 3 Investimento 3.1 “Sport e Inclusione sociale”), con l’obiettivo di incrementare l’inclusione e l’integrazione sociale attraverso la realizzazione o la rigenerazione di impianti sportivi che favoriscano il recupero di aree urbane, pubblicate dal Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e destinate ai Comuni, non si preveda alcun coinvolgimento degli Enti di Promozione sportiva, che sono altresì, quattrodici su quindici, anche Enti nazionali del Terzo settore.
In particolare, all’interno del “Cluster 3” vengano totalmente esclusi gli Organismi sportivi, compresi gli Enti di Promozione, che non siano le sole Federazioni. Nell’Avviso pubblico si legge infatti: […] invito a manifestare interesse rivolto ai comuni italiani per la selezione di proposte di intervento volte a favorire la realizzazione o la rigenerazione di impianti su cui sussista un particolare interesse sportivo o agonistico da parte di Federazioni sportive […]. Anche le Faq del Dipartimento per lo Sport confermano, anzi, rafforzano, una discriminazione che non siamo assolutamente più disposti a sopportare. Soprattutto dopo le tante lotte già condotte in questi due anni tremendi di pandemia, dai quali stiamo faticosamente provando a rialzarci, continuando ad esercitare un profondo dovere di rappresentanza verso le decine di migliaia di associazioni e società sportive affiliate di base, moltissime di loro, tra l’altro, soggetti gestori di impiantistica sportiva pubblica, spesso vetusta, alle prese ora, oltre che con le conseguenze devastanti della pandemia, anche con il contingente rincaro energetico che sta delineando situazioni economico-finanziarie non più sostenibili.
Ci fa amaramente sorridere, inoltre, come nelle linee guida del Governo si parli di “Sport e inclusione sociale” tagliando fuori, però, gli Eps, che rappresentano la larga maggioranza della popolazione sportiva italiana – i due terzi delle persone che fanno sport in Italia – e l’intero movimento di grandi Reti Associative nazionali – un terzo del sistema del Terzo settore del Paese. Quelle organizzazioni che, quotidianamente si occupano proprio di promuovere inclusione e coesione delle comunità, sostenibilità ed innovazione, spesso nelle zone più degradate del territorio, e non solo di attività competitive. Elementi di cui non ci riteniamo i depositari unici, ma che sono trainanti nella mission quotidiana degli enti di promozione sportiva e sociale. Il Pnrr, che deve essere essere destinato all’inclusione sociale, al grassroots movement, in linea con le politiche della Commissione Europea, vede l’ennesimo inspiegabile privilegio in favore dello sport di élite e di alto livello, peraltro in controtendenza rispetto ai principi fondanti della riforma dello sport, che capovolge il paradigma classico che favorisce l’alto livello a discapito della pratica dello sport di base, ponendolo ora come strumento di declinazione di politiche pubbliche.
La domanda, dunque, sorge spontanea: perché non essere considerati a pieno titolo all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, almeno nelle parti dedicate allo sport? Un tema, quello infrastrutturale, che da anni affligge non solo l’Italia del professionismo, ma anche l’Italia dello sport amatoriale e di base. Ci sembra quindi evidente l’ennesima discriminazione nei confronti degli enti di promozione sportiva, ancora una volta costretti a richiamare l’attenzione del Governo e della sottosegretaria di Stato allo sport, Valentina Vezzali. Non pretendiamo alcun trattamento di favore, ma la nostra denuncia non deve passare sottotraccia, ci attendiamo un’immediata correzione di rotta, con una modifica del bando e conseguente spostamento dei termini per presentare domanda. Meritiamo attenzione, la stessa che quotidianamente viene rivolta alle Federazioni Sportive
Antonino Viti – Acsi Nazionale; Bruno Molea – Aics; Luca Stevanato Asc Nazionale; Claudio Barbaro Asi Nazionale; Andrea Pantano – Centro Nazionale Sportivo Libertas; Luigi Fortuna -Csain; Francesco Proietti -Csen Nazionale; Vittorio Bosio – Centro Sportivo Italiano; Antonio Dima – Cusi: Centro Universitario Sportivo Italiano; Paolo Serapiglia – Endas Nazionale; Gian Francesco Lupattelli – Msp Italia; Marco Perissa – Opes Italia; Ciro Bisogno – Polisportive Giovanili Salesiane; Tiziano Pesce – Uisp Nazionale; Damiano Lembo – UsAcli Italia.