Azione Cattolica di Forlì-Bertinoro, Edoardo Russo: la guerra e la nostra economia
Per gli economisti è la stagflazione (una miscela velenosa di inflazione e crescita bassa o nulla del Pil), per tutti gli altri mortali è l’aumento dei prezzi (in particolare di quelli al consumo) e la diminuzione dei posti di lavoro, cioè, se vogliamo dirla in altro modo: meno potere di acquisto dei salari e più povertà. È questo il nostro futuro prossimo. Certo, meno peggio delle bombe che piovono sulle città ucraine, dove gli innocenti continuano a morire ogni giorno. Anche se la guerra dovesse cessare domani, il costo economico che ci apprestiamo a pagare è già altissimo. Basta rileggere quanto detto dal premier Draghi alla Camera durante il question time, lo scorso 9 marzo. Denunciando, tra l’altro, la miopia dei precedenti governi: “Abbiamo aumentato la dipendenza dalla Russia persino subito dopo l’invasione della Crimea, errore di politica estera ed energetica”.
Di fatto, il nostro paese, come segnalano molti analisti, è entrato in una fase in cui dovrà misurarsi con la realtà di un’“economia di guerra”, che per tradizione a bilancio porta oltre che imponenti perdite umane e distruzioni materiali, un elevato debito pubblico e un’inflazione che si faticherà a riportare sotto controllo. Non ci siamo ancora lasciati alle spalle la pandemia da Covid e le sue conseguenze ed eccoci la guerra in casa (l’Ucraina è Europa) e le sue conseguenze. Eravamo ancora intenti a progettare l’utilizzo dei fondi del Pnrr ed eccoci proiettati nell’anticamera di una possibile Terza guerra mondiale. La senatrice a vita Liliana Segre per descrivere il suo sconcerto e la sua angoscia per quanto sta accadendo al nostro presente e al nostro mondo, ha fatto riferimento ai biblici quattro cavalieri dell’Apocalisse che precedono il giudizio universale: carestia, morte, pestilenza e guerra. Come dargli torto, se ci guardiamo intorno?
Sia chiaro, la speranza non è morta. È sopravvissuta a due Guerre mondiali e alla strage di milioni di uomini. L’umanità si è rialzata ed è ripartita, lasciandosi alle spalle rancori e vendette. Con qualche tragica eccezione, almeno in Europa e almeno sino ad oggi. Il guaio è che ci siamo lasciati alle spalle anche tanti “mai più”. Promesse di pace svanite nel vento. Nessuno sa sino a dove vorrà spingersi Vladimir Putin, né sappiamo se l’“opzione atomica” è realmente nella sua agenda di guerra. Prima che lo zar si fermi o che il resto del mondo lo fermi, prepariamoci a vivere tempi ancor più duri di quelli appena passati. Questa volta non basterà una mascherina a tenere lontano il peggio.
EDOARDO RUSSO – presidente di Azione Cattolica della diocesi di Forlì-Bertinoro