Tracce di Cammino: Don Giuseppe Simoncelli
Il parroco di San Cosimo
Don Giuseppe Simoncelli è stato parroco della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, meglio conosciuta semplicemente come “San Cosimo”, situata nella via centrale di Meldola poco dopo piazza Felice Orsini, fino al 30 aprile 1971, giorno della sua morte.
La causa della morte fu il diabete, si scoprì dopo, ma a quei tempi ancora non si conoscevano appieno le caratteristiche di questa subdola patologia. Ma andiamo con ordine.
Don Giuseppe nasce a Meldola l’11 novembre 1906, frequenta il seminario a Bologna, viene ordinato a Borghetto Lodigiano nella Pasqua del 1933 e celebra la sua prima messa il 1° aprile 1933. Novello sacerdote, aiuta in San Cosimo lo zio don Angelo Casadei e alla sua morte, avvenuta nel 1951, subentra come parroco.
Nell’ottobre 1940 mons. Rolla, vescovo di Forlì, date le sue benemerenze per il servizio gratuito presso la Collegiata di San Nicolò per l’Azione Cattolica locale, per l’insegnamento privato e pubblico non solo in materia religiosa ma anche letteraria, in particolare per il suo ufficio di Vicario Cooperatore nella parrocchia di San Cosimo, su proposta di don Pasquale Amaducci, lo nomina canonico onorario della Collegiata. Tante attività portate avanti fino alla morte. Il settimanale diocesano “Il Momento”, nel numero 10 del 15 maggio 1971 (clicca qui per visualizzare la pagina del 1971), dedica una intera pagina a “Il lutto in Meldola per la scomparsa del parroco di San Cosimo Don Giuseppe Simoncelli”.
Le esequie vengono celebrate nel pomeriggio di sabato 1°maggio 1971, Festa del lavoro.
Il corsivo, a firma T.L., annota: “Una grande folla ha partecipato al funerale di don Giuseppe, amato e stimato per le sue doti di bontà e di umiltà”. Aggiunge anche: “hanno pubblicato manifesti di cordoglio: il clero del Vicariato e del Consiglio Presbiterale, l’Azione Cattolica Parrocchiale, il circolo Acli, i parrocchiani, l’Amministrazione dell’Ospedale Civile, la Società Locale della Pesca Sportiva, le maestranze della Confitex”. Quest’ultima era una ditta di confezione di abiti, subentrata alla gestione della famiglia meldolese Naldini verso la fine degli anni ‘60; occupava oltre duecento dipendenti, prima della chiusura avvenuta a metà degli anni ‘70. Poche righe vengono dedicate all’omelia del vescovo Proni, mentre viene riportata per intero la commemorazione fatta al termine della messa dal canonico Vitaliano Zanetti, energico arciprete della Collegiata di San Nicolò.
Don Zanetti ricorda come la sua “vocazione fu tardiva, ma proprio per questo più apprezzata. Venuto da povera ed onesta famiglia del popolo, conobbe ciò che tempra e fortifica mirabilmente l’individuo: lavoro e miseria”. Ricorda i suoi vari impegni nell’Azione Cattolica, cappellano del locale ospedale, volontario come cappellano militare. Documenta la sua passione per i presepi, che costruiva ogni anno con particolare cura. “Non sappiamo come si sia deciso al ricovero in ospedale”, prosegue don Zanetti, con una cronaca degli ultimissimi giorni. “Mercoledì pomeriggio fu il primo crollo… Solo lui sa quel che ha sofferto fin da mesi lontani, tutto coprendo col solito benevolo sorriso e con la frase ‘sono tutte sciocchezze’… Giovedì giornata di vera lunga snervante agonia fino all’alba del venerdì… Poi gli occhi buoni di don Giuseppe si aprivano all’aurora radiosissima dell’eternità”.
Luciano Ravaioli