I cooperatori romagnoli nella direzione nazionale di Legacoopsociali
Sono sette i cooperatori romagnoli che entrano a far parte della nuova direzione nazionale di Legacoopsociali decisa dal congresso svolto il 28 e 29 novembre a Roma. Si tratta di Michele Babini, direttore Zerocerchio, Romina Maresi, presidente San Vitale, Elisabetta Cavalazzi, Legacoop Romagna, Renata Mantovani, presidente Cad, Barbara Biserni, presidente Formula Servizi alle Persone, Simona Benedetti, Legacoop Romagna e Alfio Fiori, vice presidente Csr.Durante la due giorni nella capitale è stata presentata anche la recente fusione fra le cooperative Zerocento di Faenza e Il Cerchio di Ravenna.
Michele Babini, direttore di Zerocerchio, ha raccontato nel corso di una tavola rotonda il complesso percorso intrapreso, che ha coinvolto direttamente i soci, invitandoli a riflettere sul loro ruolo all’interno della cooperativa e sull’importanza della loro consapevolezza rispetto alle singole funzioni e alla centralità della democrazia partecipativa. Le cooperative sociali che fanno parte di Legacoop Romagna danno lavoro a più di 5.500 occupati, con circa 7.200 soci e 314 milioni di euro di valore della produzione. Il settore include una cinquantina di imprese di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena, attive sia nell’inserimento lavorativo di persone fragili e vulnerabili, sia nella fornitura di servizi di ogni tipo, sociosanitari e non solo.
L’appuntamento congressuale di Roma si è concluso con l’elezione a presidente di Massimo Ascari, classe 1965, presidente della cooperativa sociale Gulliver di Modena. “I dati dell’Area Studi di Legacoop presentati nella seconda giornata congressuale – dice il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi – sottolineano che a livello nazionale le cooperative sociali hanno aumentato del 10,8% il numero degli occupati tra il 2018 e il 2023. È l’ennesimo dato che ci ricorda il ruolo fondamentale che questo tipo di imprese ha nel nostro tessuto sociale. Auguriamo buon lavoro al nuovo presidente Ascari, di cui abbiamo condiviso la relazione, incentrata su un modello di società ed economia che promuova la partecipazione e lo sviluppo sostenibile. Il suo mandato è chiaro: serve un nuovo patto che coinvolga tutte le comunità, in cui gli enti gestori riconoscano alle imprese un ruolo di co-programmazione e co-progettazione che valorizzi la capacità delle cooperative sociali di rispondere ai bisogni delle persone”.