Cinghiali: Coldiretti Forlì-Cesena fa il punto sulla situazione
La provincia di Forlì-Cesena è al centro di una crisi che vede la proliferazione incontrollata dei cinghiali come una delle principali preoccupazioni per agricoltori, cittadini e amministrazioni locali. Questo fenomeno, che ha assunto proporzioni allarmanti, sta infliggendo gravi danni alle coltivazioni, mettendo a rischio la sicurezza stradale e minacciando la salute degli allevamenti suinicoli a causa della diffusione della peste suina africana, che a causa della responsabilità nella sua diffusione dovrebbe invece essere indicata come “peste del cinghiale”. La Coldiretti da anni ha lanciato l’allarme ma la situazione continua a peggiorare. I cinghiali non solo devastano le colture agricole, ma penetrano anche nelle aree urbane, creando situazioni di pericolo per i cittadini. In tutta Italia, il numero di incidenti stradali causati dalla fauna selvatica è in aumento, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente secondo i dati dell’Asaps. In Emilia-Romagna, si stima la presenza di almeno 80.000 cinghiali, una cifra che sottolinea l’urgenza di interventi drastici.
La recente manifestazione a Bologna, organizzata proprio da Coldiretti, ha visto la partecipazione di oltre 4000 agricoltori, una testimonianza della frustrazione e del disagio che stanno vivendo le comunità agricole del nostro territorio. Questa mobilitazione è stata solo l’ultima di una serie di proteste in tutta Italia, che hanno coinvolto decine di migliaia di agricoltori, da Mestre a Napoli, fino a Palermo. La richiesta è chiara: l’implementazione immediata di piani straordinari di contenimento della fauna selvatica. La protesta del 27 giugno, ad un mese dall’evento, ha portato ad una delibera della Giunta regionale che ha approvato un piano straordinario di gestione e contenimento della fauna selvatica, che permetterà un intervento mirato e teso ad una diminuzione del problema.
Un aspetto particolarmente preoccupante a latere del danno diretto è senz’altro la diffusione della peste suina africana. Questo virus, sebbene innocuo per l’uomo, è altamente contagioso tra i suini e i cinghiali, e può avere conseguenze devastanti per l’industria suinicola. Un singolo caso di cinghiale infetto può portare all’abbattimento di interi allevamenti, causando enormi perdite economiche. La situazione è resa ancora più complessa dalla difficoltà di monitorare e controllare la popolazione dei cinghiali, che sono i principali vettori della malattia. Alessandro Corsini, direttore Coldiretti Forlì-Cesena e Coldiretti Rimini, evidenzia i progressi ottenuti nella zona di Montetiffi, dove un intervento coordinato tra agricoltori, enti locali e la Polizia Provinciale, ha portato a una significativa riduzione del numero di cinghiali. “Grazie alla cooperazione e all’adozione di attrezzature specifiche quali chiusini e gabbie di cattura, siamo riusciti a contenere l’emergenza in questa area. Tuttavia, è fondamentale che questi sforzi siano replicati in maniera continuativa su scala più ampia e che si adottino misure preventive efficaci contro la peste suina”, ha dichiarato Corsini.
In diverse regioni italiane, tra cui Umbria, Puglia, Toscana, Lazio, Calabria, Marche, Veneto e Campania, sono stati avviati piani straordinari di contenimento, come previsto dal decreto interministeriale sostenuto da Coldiretti. Tuttavia, molte altre regioni devono ancora implementare misure adeguate. La Coldiretti chiede con urgenza una risposta coordinata e un impegno concreto da parte delle autorità locali e nazionali per affrontare efficacemente questa crisi. La gestione della fauna selvatica, e in particolare dei cinghiali, richiede un approccio integrato che coinvolga tutti i soggetti interessati: agricoltori, amministrazioni locali, Atc, forze dell’ordine e cittadini. Solo attraverso una collaborazione stretta e una volontà politica decisa si potrà contenere l’invasione dei cinghiali e prevenire la diffusione di malattie come la peste suina africana.
Coldiretti invita tutte le parti interessate a unirsi in uno sforzo collettivo per affrontare questa emergenza. È necessario un impegno comune per proteggere le coltivazioni, garantire la sicurezza pubblica e salvaguardare la salute degli allevamenti. La situazione attuale rappresenta una sfida enorme, ma con una gestione responsabile e coordinata, è possibile ridurre significativamente i danni e prevenire ulteriori crisi.