Federconsumatori: “Mentre le banche fanno il pieno di utili a scapito dei clienti, il Governo grazia le banche”

Si pubblica qui di seguito il comunicato diffuso da Federconsumatori Forlì-Cesena sulla situazione dei costi dei conti correnti.

“Mentre le famiglie italiane soffrono gli effetti di mutui e finanziamenti alle stelle, il sistema bancario fa il pieno di utili. Una condizione incredibile e della quale poco si parla, che vede le Banche aggiungere al vantaggio economico grazie all’aumento dei tassi d’interesse della BCE negli ultimi anni anche il continuo aumento dei costi dei conti correnti, come ampiamente documentato dalla Banca d’Italia.  Allo stesso tempo il Governo prosegue nel ruolo di Robin Hood alla rovescia, rendendo i ricchi ancora più ricchi, a discapito della parte più povera; non solo non tassa gli extra-profitti, ma rinuncia a diverse centinaia di milioni di mancato gettito, in quanto, gli utili rinvestiti non sono tassati. Rispetto ai conti correnti bancari, secondo Banca d’Italia, pagheremo in media 9,3 euro al mese in più per la tenuta, con un maggior costo annuo di oltre 100 euro. Si tratta del settimo aumento consecutivo. La spesa per la gestione di un conto corrente in Italia è cresciuta in 5 anni del 31%, a fronte di una inflazione decisamente inferiore. I costi dei conti correnti italiani si confermano così tra i più elevati d’Europa.

Federconsumatori ricorda a tutte e tutti che gli aumenti di costo sul conto corrente scattano automaticamente dopo tre mesi dall’invio da parte della banca della comunicazione di modifica unilaterale del contratto. È utile verificare sempre le condizioni proposte eventualmente contrattando migliorie con la Banca. Nel caso non si trovasse un accordo rispetto alle condizioni di tenuta conto è sempre possibile recedere dal contratto, trasferendosi presso un altro istituto senza costi aggiuntivi, e con tempistiche massime delle operazioni di chiusura conto di 12 giorni. L’aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE ha spinto in alto gli utili delle banche. Utili che, a fine anno 2023, potrebbero superare i 43 miliardi, secondo una stima Fabi. Questi risultati sono determinati anche dal mancato adeguamento dei tassi passivi sui conti correnti, quelli a favore dei clienti, da parte delle Banche. Mentre l’inflazione superava l’8%, i tassi sui conti correnti sono rimasti fermi attorno allo 0%, nonostante i reiterati inviti all’adeguamento della Banca d’Italia. Un grande affare per le Banche, e la dimostrazione dell’assenza di incisive azioni a tutela dei consumatori.

Per quanto riguarda la tassa sugli extra-profitti, introdotta recentemente dal governo, tutte le Banche, compresi i primi cinque gruppi, hanno optato per l’accantonamento a riserva non distribuibile di cifre pari a 2,5 volte l’importo teorico del prelievo fiscale: per le prime cinque banche si tratta di 4,2 miliardi per il 2023. Una facoltà esplicitamente prevista da un emendamento al decreto-legge 104 del 2023 che ha consentito agli istituti di credito di rafforzare il proprio patrimonio, evitando così il versamento dell’imposta straordinaria, pagando meno tasse, in quanto gli utili reinvestiti nel patrimonio non vengono tassati. Un autentico aggiramento degli scopi delle norme sugli extra-profitti, nei fatti il loro azzeramento e una perdita di gettito per lo stato. Un colossale regalo a chi non ne aveva bisogno. Un’autentica beffa per famiglie e cittadini alle prese con aumenti di beni e servizi, mentre i salari restano fermi al palo. Ma questa è un’altra storia, un altro scandalo italiano, un’altra emergenza ignorata”.