8xmille alla Chiesa cattolica, una firma che fa bene
Ogni anno le firme dei contribuenti diventano migliaia di opere
Don Loriano Valzania è prete da 43 anni e parroco ai Romiti da 20.
Sei contento della tua vita da prete?
“Tempus fugit”, dicevano gli antichi. Già 43 anni di sacerdozio: sembra l’altro ieri. E il 12 gennaio 2003, 20 anni fa, sono arrivato alla parrocchia dei Romiti, un soffio di vita. Contento? Certo. Meglio appagato dell’esperienza in una così bella comunità, ora “violentata” dall’esondazione del fiume Montone. Tante sofferenze, ma anche gioia per il miracolo della solidarietà esplosa dopo l’alluvione.
Consiglieresti questa tua scelta ad un giovane?
Quante volte nel mio cuore ho “consigliato” al Signore di fare il dono del sacerdozio a quel bravo ragazzo, a quel giovane generoso e gioioso dal cuore grande. Dio accoglie sempre i nostri desideri, ma rispetta anche la libertà di scelta di ogni persona. Dio chiama e i giovani, se fanno discernimento, rispondono. Risponderanno, ne sono certo! Sogno che in un futuro prossimo ci saranno tante risposte sacerdotali, per tempi nuovi che stanno nascendo in questo cambiamento d’epoca.
La parrocchia dei Romiti è attiva su tanti ambiti, in particolare ha grande attenzione per i giovani: oratorio, centro estivo, gruppo scout. Perché questa priorità pastorale?
La Pastorale Giovanile è sempre stata, lo è oggi e lo sarà sempre, la priorità di ogni pastorale. Due aspetti sono fondamentali: annunciare e ascoltare. Non solo con gli strumenti della pastorale, ma soprattutto per “gridare con la vita” che Gesù è la vera via e l’unica verità che appaga veramente la vita di ogni cuore. I giovani, ieri come oggi, sono il terreno naturale della semina. È vero, Dio chiama sul far del giorno, alle nove e al mezzogiorno della vita. Poi chiama a lavorare nella vigna anche nel tardo pomeriggio. L’annuncio e la semina va fatta in ogni momento. L’importante è dissodare il terreno e nel giovane sembra più facile. Oggi però il terreno è coperto da tante “sirene” che possono essere “fast food” della giornata, non danno però la felicità.
La recente alluvione ha devastato il quartiere Romiti e anche le opere parrocchiali. Come hai vissuto questa tragedia in mezzo alla
tua gente?
C’è stato qualche momento di sconforto e di pianto. Mi sono affidato al Signore e alla Madonna. In Lui ho trovato forza. Ho vissuto e sto vivendo nella stanchezza fisica quotidiana la potenza della Grazia che mi sostiene e che mi suggerisce “parole” e “silenzi” di conforto, davanti ad ogni persona che soffre la tragedia immane non solo per la perdita degli spazi parrocchiali, ma soprattutto per le tante famiglie, almeno il 55%, che hanno perso casa, affetti, lavoro.
Che cosa vi ha sostenuto nella speranza?
Il dono della speranza non si dice, si dona. È lo stare accanto nella solidarietà e nell’offrire la tua mano a chi è schiacciato dalla prova. Invochiamo l’intercessione di Maria, Madre della Speranza.
Il 21 giugno scorso, alla presenza del vescovo Livio Corazza e della comunità, avete benedetto la prima pietra della nuova chiesa dedicata a San Paolo VI, certamente un segno di speranza dopo l’alluvione…
Il 21 giugno 1963 San Paolo VI è stato eletto Pontefice. Per tanti il Concilio non era importante. Per molti era un passaggio profetico della Chiesa. Per tutti era una novità. Così oggi la nostra nuova chiesa. Anche se questo momento lo avevo annunciato durante la Benedizione alle famiglie nel marzo/aprile scorso, la coincidenza del post-alluvione vuole essere un segno di speranza e di ripresa. In questo momento, la Chiesa è chiamata ad annunciare speranza profetica. La speranza senza la profezia è un segno sterile. Costruire una chiesa è un segno profetico di speranza. Se guardiamo le case alluvionate, sono muri bagnati senza porte finestre: inabitabili! La speranza è la presenza e l’aiuto che ogni persona e famiglia si aspetta, per ricostruire la propria casa alluvionata.
Che senso ha costruire una chiesa oggi, in un tempo di scristianizzazione crescente?
Oggi c’è un’alluvione non visibile, ma concreta, del “Pensiero debole”, dell’edonismo, dell’egoismo, del narcisismo… Fa crescer e la scristianizzazione. San Paolo VI ci ricordava che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (1974). Costruire una chiesa oggi è segno di speranza e simbolo profetico, ma soprattutto è credere che Gesù è colui che vince sempre gli alti e bassi del corso della storia. La chiesa dedicata a San Paolo VI è e vuole essere speranza, profezia e testimonianza in un cambiamento epocale.
La nuova costruzione sarà realizzata anche grazie al contributo della firma dell’8xmille alla Chiesa Cattolica. Cosa ti senti di dire a chi è indeciso a firmare?
La scelta dell’8xMille è una novità degli anni ’80, che ha dato al popolo italiano un modo diverso e nuovo per sostenere la missione della Chiesa. Da sempre, nella storia, la Chiesa ha vissuto e vive venti contrari. Oggi uno dei venti contrari è l’indecisione, che è frutto di poco discernimento. Sarebbe saggio osservare meglio e verificare con i mezzi attuali, anche via web, i bilanci della Chiesa Italiana; di come vengono usate queste offerte date con la firma dell’8xMille e decidere con fiducia e retta coscienza. L’indecisione in qualsiasi campo non costruisce. Invito ad avere coraggio, e costruire insieme con la Chiesa che, guidata dallo Spirito Santo, trova la capacità di andare avanti anche con il vento contrario. Non dimentichiamo che la Chiesa sei tu, fratello, sorella! La Chiesa siamo noi, popolo di Dio. La scelta dell’8xmille sostiene questo itinerario. (S.B.)