Camera di commercio, inflazione: rallentamento a Forlì-Cesena, ma i prezzi restano alti

Rallenta l’inflazione nei primi tre mesi dell’anno in provincia di Forlì-Cesena, grazie alla decelerazione dei prezzi dei beni energetici; beni, comunque, ancora caratterizzati da un’alta variazione, sebbene non assolutamente paragonabile con quella dello scorso anno, visibile soprattutto nel confronto con gli altri capitoli di spesa, risultanti tutti in aumento. La provincia di Forlì-Cesena registra aumenti superiori a quelli regionali e nazionali. Queste, in sintesi, le principali dinamiche che emergono dall’analisi degli indici Istat dei prezzi al consumo per il capoluogo di Forlì ed estendibile all’intera provincia, elaborate dall’Ufficio Informazione Economica della Camera di commercio della Romagna.

A marzo prosegue la fase di rapido rientro dell’inflazione (scesa a +7,6%), guidata dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata (entrambe in netto calo su base congiunturale). Emergono inoltre, nonostante il permanere delle tensioni al rialzo nel comparto dei beni alimentari non lavorati e dei servizi, segnali di esaurimento della fase di accelerazione che, nei mesi scorsi, aveva caratterizzato la dinamica dei prezzi di ampi settori del paniere. Dopo la progressione che ha caratterizzato il 2022, l’inflazione di fondo si stabilizza al +6,3%. Infine, i prezzi del “carrello della spesa” rallentano su base tendenziale, scendendo a +12,6%. Nell’ambito dell’Osservatorio Economico, la Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini ha elaborato alcuni dati circa l’andamento dell’inflazione nei territori di riferimento dell’Ente, relativi al primo trimestre del 2023.

“L’inflazione in calo è sicuramente una buona notizia, che dà respiro ad aziende e famiglie; tuttavia occorre considerare che questa è dovuta principalmente alla riduzione dei prezzi dei beni energetici, che si traducono, in buona sostanza, in quella delle tariffe di luce e gas. Rimangono relativamente alti, quindi, i prezzi dei beni di consumo, facenti parte del cosiddetto ‘carrello della spesa’, e soprattutto di quelli di cui le persone hanno maggiormente bisogno, ovvero i prodotti alimentari”, commenta Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna. “In questo scenario, inoltre, si assiste a una lieve accelerata dei prezzi dei servizi, dovuta principalmente alla crescita di quelli per l’abitazione e turistici”.

La dinamica dei prezzi al consumo in provincia di Forlì-Cesena

Nei primi tre mesi del 2023 la variazione media dell’indice dei prezzi al consumo Istat per l’intera collettività (Nic) per il capoluogo di Forlì (estendibile alla provincia di Forlì-Cesena), rispetto a gennaio-marzo 2022, è stata pari a +9,1%, superiore a quella regionale (+8,7%) e nazionale (+8,9%); il trend mensile risulta decrescente, partendo dal +10,7% annuo di gennaio, proseguendo col +9,1% di febbraio e arrivando al +7,7% di marzo (Emilia-Romagna: +7,3%, Italia: +7,6%). Si constata, pertanto, il progressivo rallentamento dei prezzi, già visibile verso fine anno scorso, dopo un 2022 contraddistinto da incrementi molto elevati dell’inflazione, col mese di ottobre arrivato addirittura a segnare un +13,4% in termini tendenziali. Nel confronto con le altre province emiliano-romagnole, nella classifica decrescente, Forlì-Cesena si colloca al terzo posto per ciò che riguarda la variazione media tendenziale gennaio-marzo (dopo Ravenna e Modena); quarta posizione, invece, riguardo alla variazione annua nel mese di marzo (dopo Ravenna, Modena e Bologna).

Sulla base delle divisioni di spesa, il maggior incremento medio tendenziale dei prezzi (periodo gennaio-marzo 2023) riguarda il gruppo “abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili” (+24,4%), all’interno del quale spicca in modo evidente la voce “elettricità, gas e altri combustibili” (+39,5%); questa, che rappresenta la principale componente del forte incremento dei prezzi nell’anno precedente, con l’aumento “storico” nel mese di ottobre (+142,9%), risulta essere in decisa diminuzione, arrivando a segnare un +15,3% nel mese di marzo. A seguire, in termini di variazione media gennaio-marzo 2023-2022, troviamo le seguenti divisioni di spesa: “prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+12,6%), “ricettività e ristorazione” (+8,7%), “mobili e articoli per la casa” (+8,7%), “abbigliamento e calzature” (+6,2%), “trasporti” (+5,2%), “ricreazione, spettacoli e cultura” (+4,2%), “bevande alcoliche e tabacchi” (+3,9%), “servizi sanitari e spese per la salute” (+1,9%), ”istruzione” (+0,9%) e “comunicazioni” (+0,3%).

L’inflazione acquisita per il 2023, cioè la variazione media dell’indice nell’anno ipotizzando che l’indice stesso rimanga, nei mesi successivi, al medesimo livello dell’ultimo dato mensile, risulta essere del +4,9%. In ultimo, la variazione media dei primi tre mesi del 2023, rispetto al periodo gennaio-marzo 2022, dell’indice dei prezzi al consumo Istat per famiglie di operai e impiegati (Foi) per il capoluogo forlivese, e quindi per la provincia in generale, è pari a +8,6% (marzo: +7,2%).

Il Nic è un indice dei prezzi al consumo che misura l’inflazione a livello dell’intero sistema economico; in altre parole, considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate. Per gli organi di governo il Nic rappresenta il parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche; il Foi è un indice dei prezzi al consumo basato su un paniere di beni e servizi che rappresenta i consumi di una famiglia, la cui persona di riferimento è un lavoratore dipendente (extragricolo). È, quindi, un indice più specifico del Nic, utilizzato come base per adeguare periodicamente i valori monetari, come ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato.