Giornata della Pace: anche a Forlì in tanti in piazza per chiedere la pace

Foto Frasca

Comune, Provincia, Prefettura, leaders di altre religioni, tanti cittadini ed esponenti di organizzazioni non profit, il 1° gennaio hanno ricevuto dalle mani del vescovo Corazza il messaggio di papa Francesco per la 56esima Giornata Mondiale della Pace. Nella benedizione urbi et orbi nel giorno di Natale, il Papa Fha ricordato i tanti conflitti sparsi nel mondo: Siria, Terra Santa, Libano, la regione del Sahel, Yemen, Myanmar, Haiti, Afghanistan, i Paesi del Corno d’Africa. In più vi sono i disoccupati, i profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte, gli emarginati, le persone sole, gli orfani, gli anziani e i carcerati.
Dopo i saluti delle autorità presenti, il corteo si è incamminato per via delle Torri, leggendo ampi stralci del Messaggio. In Cattedrale hanno portato la loro testimonianza un medico, un imprenditore-cooperatore ed un esponente del Terzo settore. Le riportiamo in sintesi:

Cristiano Collinellimedico ospedaliero

Leggendo la riflessione di Papa Francesco per questa giornata della pace, ho ripercorso il cammino fatto in questi ultimi 3 anni come uomo e come medico e alla fine sono giunto alla conclusione che il COVID 19 ha fatto emergere sia le più grandi povertà che le più grandi potenzialità dell’essere umano.

Se da una parte abbiamo vissuto i drammi della sofferenza, della paura, della solitudine, dell’abbandono, dell’impotenza, dall’altra abbiamo riscoperto la solidarietà, l’attenzione all’altro, l’intelligenza per la vita, il senso del limite.

Mai come in questo periodo il mondo si è sentito unito per uno scopo comune e forse è un po’ franato il nostro senso di onnipotenza. Ci siamo ritrovati nudi di fronte alla nostra fragilità e questo ci ha ricordato che non siamo padroni di un solo attimo della nostra vita, che da soli siamo e possiamo niente. Così è cambiato il senso del mio essere medico: non solo curare ma prendersi cura, accogliere l’altro nella sua interezza, fisica, relazionale e spirituale. Cosi, oltre alle medicine, la parola, l’ascolto, il conforto, l’attenzione fino a giungere al dono più grande, portare l’Eucarestia. Spesso i pazienti che rivedo in ambulatorio mi ringraziano non tanto per averli curati ma per aver portato loro l’Eucarestia.

Da soli siamo e possiamo niente, abbiamo la vitale necessità di rapportarci agli altri e a Dio Padre. Da qui la decisione, maturata nella comunità, di intraprendere un percorso che mi consenta di vivere al meglio il mio servizio nella Chiesa e nel mondo. Un mondo fatto di mille contraddizioni, che ora esalta e ora condanna, che ora lotta per la vita ora la schiaccia. Un mondo che oggi più che mai grida il suo bisogno di Fede, di ritrovare la sua dimensione nell’incontro col Cristo che ogni giorno si ripropone e pazientemente aspetta la risposta. Un mondo che grida il suo bisogno di Carità, nella riscoperta dell’amore vero che apre, costruisce, santifica. Un mondo che oggi più che mai ha bisogno di Speranza per poter guardare a un futuro di vita, di vera vita.

 

Vincenzo Bondiimprenditore

Mi chiamo Vincenzo Bondi, sono ingegnere, ho quasi 50 anni, sono padre di 4 figli, e sono presidente sin dall’inizio della cooperativa Soles Tech di Forlì, impresa che opera nel settore delle costruzioni.

Ringrazio sua eccellenza il vescovo per l’opportunità che mi ha dato ed il Santo Padre per le parole che ci ha rivolto in occasione della giornata mondiale della pace: “Nessuno si può salvare da solo. Ripartire dal Covid per tracciare insieme sentieri di pace”.

Il Papa scrive nel suo messaggio “… anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell’ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza, ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino.”

L’impresa della nostra cooperativa è stata per me proprio un esempio in questa direzione.

Siamo nati nel maggio 2015, con l’aiuto di Confcooperative, con lo scopo di acquisire la precedente azienda Soles di Forlì che era andata in concordato l’anno prima ed aveva prospettato la perdita del lavoro di tanti di noi, il “tunnel oscuro”.

È stata messa all’asta e ad alcuni di noi è venuta in mente l’idea di comprarla, d’altronde ci piaceva il lavoro che facevamo, eravamo gli unici a saper eseguire le attività brevettate che possedevamo. Abbiamo proposto a tutti i colleghi ed ex colleghi di aderire all’iniziativa e sorprendentemente tutti, tutti (siamo oltre 30 soci) hanno detto di si, mettendo a disposizione gran parte dei propri risparmi. Anche il Tribunale dove era indetta l’asta, ci ha concesso di avvalerci del diritto di prelazione, favorendo noi rispetto ad altre ditte concorrenti.

Così, seguendo piano piano i segni che emergevano nella realtà, il 7 ottobre 2015 abbiamo acquistato l’azienda, realizzando la classica operazione di workers buyout, ed è iniziata l’avventura. Siamo ripartiti.

Avevamo acquistato l’azienda, i brevetti, le attrezzature ma non c’era nessun lavoro in essere o in procinto di partire. Quindi potevamo essere “nati‐morti”.

Ma i segni della realtà continuavano a presentarsi. Quasi misteriosamente un primo piccolissimo lavoro che ci ha permesso di assumere le prime due persone, e poi un secondo lavoro che ci ha permesso di assumere altri operai e tecnici, e poi via via altri lavori, soprattutto lavori specialistici in ambito geotecnico ed antisismico “dove siamo più forti”… che ci hanno permesso di assumere tutti gli operai della precedente impresa e gli impiegati tecnici ed amministrativi, fino ad arrivare a oggi che siamo circa 50 dipendenti, con un indotto di altrettante persone, ed un importante fatturato.

In tutta questa vicenda ritengo che ci sia stato il filo rosso di un Destino buono che ci ha accompagnato nella strada da seguire. Noi non abbiamo fatto altro che dire di si, umilmente, alla realtà che emergeva davanti ai nostri occhi, “fiduciosi in Dio che si fa presente”.

Il nostro desiderio non è mai stato quello di arricchirci ma è sempre stato quello di poter lavorare nel settore delle costruzioni e poterlo fare insieme, per sostenere noi e le nostre famiglie.

Chiunque fa bene il proprio mestiere, e questo penso sia la cosa più bella e nobile del mondo, non per fare carriera ma fare bene il proprio mestiere, senza necessità di voler prevalere l’uno sull’altro. Questo per me è una bella scoperta soprattutto in un mondo che dice il contrario.

Il Papa ci chiede: “cosa abbiamo imparato da questa situazione di pandemia?” dico di guerra, di crisi, di mancanza di lavoro … Quali segni di vita e di speranza possiamo cogliere per andare avanti e cercare di rendere migliore il nostro mondo?

Con la nostra iniziativa abbiamo capito che il lavoro di squadra, il rimettere al centro la parola “insieme” come dice il Papa, la condivisione degli obiettivi, il darsi una prospettiva comune a partire dalla consapevolezza di ciò che si è capaci di fare, costituiscono il principale motore per cambiare pagina, per uscire dal “tunnel oscuro”, da situazioni che paiono essere irrimediabilmente compromesse. Ed abbiamo sicuramente colto che camminando e lavorando insieme si può veramente sperimentare il grande miracolo della speranza: tutto ci sembra di nuovo possibile e ci permette di andare avanti e forse rendere migliore il piccolo mondo attorno a noi e alle nostre famiglie.

Grazie

 

Daniele Fabbri Comunità Papa Giovanni XXIII
(dal sito www.stopthewarnow.eu)

Daniele Fabbri

Salve mi chiamo Daniele Fabbri ho 54 annio abito a san martino in villaf. Forli.
La mia esperienza a riguardo della pace e diritti umani inizia con la mia scelta di obiezione di coscienza in servizio alternativo alla leva , svolto in associazione comunità Papa Giovanni XXIII della quale faccio parte e dal 1993 e da allora assieme a mia moglie Roberta Abbiamo aperto una casa famiglia dove accogliamo “chi una famiglia non ce l’ha “.
Qualche anno fa sono stato anche presidente del COPRESC FC, Coordinamento Provinciale di enti di servizio civile, sono qui oggi per presentarvi un progetto cominciato già all’inizio della guerra in Ucraina vi riporto le parole del nostro segretario generale Giampiero Cofano , intervento fatto all’iniziativa Europe for Peace a Roma il 5 novembre 2022 il progetto si chiama stop the world Now poi alla fine chi fosse interessato può guardare il QR code che c’è nell’articolo e sostenere la campagna contro l’emergenza freddo per i generatori di corrente che stiamo acquistando con il contributo dei sostenitori e trovate tutto nel sito Stop the world now o utilizzando il QR Code.

Dov’è l’Europa ci hanno chiesto i civili mentre le loro case e le loro vite Venivano devastate dalla brutalità della guerra, a pochi giorni dallo scoppio della guerra in Ucraina, mentre il primo milione di persone cercava di sfuggire alla devastazione delle bombe, la rete stop the War Now ha attraversato la frontiera in senso contrario, ed è entrata in Ucraina, per recarsi in zona di guerra non era per curiosità o impegno giornalistico o incoscienza .Ma perché da ormai 30 anni la comunità Papa Giovanni XXIII attraverso il proprio corpo civile non violento , sceglie di mettere i propri corpi a servizio della Pace, sceglie di abitare il conflitto, sceglie di schierarsi dalla parte delle vittime, sceglie di stare dalla parte di quei civili che possono solo sperare di non essere colpiti dalla furia delle armi, questa scelta precisa di entrare in forma non violenta e disarmata, ha sin da subito coalizzato una rete di oltre 180 soggetti , piccoli e grandi gruppi associazione e ONG movimenti cristiani e sindacali , differenti fra loro, ma tutti uniti dell’unico desiderio, di non lasciare nessuno a soffrire da solo, ad un mese dal inizio del conflitto abbiamo realizzato la prima carovana di pace oltre 70 mezzi parti dall’Italia 250 civili . Ci siamo diretti verso l’Ucraina per portare il nostro messaggio di vicinanza di pace e di solidarietà , siamo partiti nonostante la precisa contrarietà delle nostre istituzioni che chiaramente ci hanno chiesto di fermarci, di non partire, di non giocare con le nostre vite in luoghi di guerra, e di non mettere (ancora più) a rischio equilibri geopolitici internazionali , “che noi non possiamo e non potremmo mai comprendere”
Da quella prima esperienza di popolo di pace, di corpo di pace, oltre 500 civili italiani e non solo, hanno partecipato alle iniziative non violenti in Ucraina, è tutto oggi i nostri amici e giovani di stop the world Now sono a Odessa e a Micolaw sul fronte, è Proprio in quest’istante sono chiusi nei rifugi perché stanno incessantemente bombardando, ma non sono da soli nei rifugi perché sono con Maxim con Olga con Ludmilla e tanti altri nostri fratelli che ci hanno chiesto,….” restate insieme a noi” a Micolaw ci ringraziano per quanto stiamo realizzando per risolvere per il problema dell’acqua potabile che non sei più come gli aiuti che doniamo ma ci chiedono di offrire loro qualcosa di più . Restate insieme a noi perché Avremo meno paura ed affronteremo con più coraggio la tachicardia da bombardamento, questa presenza non violenta e alle volte anche silenziosa, non sarà Certamente in grado di realizzare un piano di pace ai massimi livelli, ma sta tessendo significative reti e relazioni, sta cercando di lenire le ferite, costruire dal basso piccoli ponti di dialogo, stop the world Now sostiene le realtà civili ucraine che cominciano a comprendere che le armi potrebbero non essere l’unica soluzione, penso in particolare ai gruppi di obiettori di coscienza ucraini e a quelli russi che si rifiutano di diventare Carne da macello per i loro generali , per loro chiediamo che possa essere riconosciuto quanto prima lo status di protezione e asilo politico in Europa.
E concludo ricordando la domanda che la gente ci rivolgeva ai primi giorni in Ucraina Dov’è l’Europa ma loro intendevano l’Europa dei caccia supersonici, dei missili super potenti, degli eserciti che potessero spazzare via e da annientare l’invasore, ma l’Europa che noi conosciamo con tutti i suoi limiti , è quella pero’ della difesa dei diritti umani, dei diritti civili del costante impegno alla pacifica convivenza .
Dal Messaggio del Santo Padre:

5. Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza ….., di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune.

Ricorda raccolta fondi cercando il sito: stop the war now sul web generatori per emergenze freddo.