A Palazzo Albicini, presentato il nuovo libro di Simona Palo “Il sogno di Aurora”

Sabato 22 ottobre, nella sala Aurora di Palazzo Albicini, è stato presentato il nuovo libro di Simona Palo, “Il sogno di Aurora”. Un pubblico numeroso ha accolto la scrittrice (che ha frequentato il corso di scrittura creativa tenuto da Cristiano Cavina, simile alla scuola Holden) già nota per aver dato alla stampe, lo scorso anno, il fortunato volume “Forlì ad opera d’arte”.

E proprio come continuazione di quest’ultimo  è nata l’idea di una ulteriore raccolta di racconti scritti mantenendo lo stesso metodo, vale a dire quello di utilizzare quali protagonisti delle narrazioni i soggetti ritratti in alcune delle opere pittoriche, o scultoree, più famose del patrimonio artistico forlivese. Così, i primi due testi sono ancora ambientati negli spazi della Collezione Verzocchi, ubicata a Palazzo Romagnoli, ma poi si passa a Palmezzano, al Pestapepe e, infine,  niente meno che a Dante. Relativamente a quest’ultimo Palo afferma che “c’è qualcosa che l’arte può  fare: aiutarci a vivere con l’incompetenza, farci stare meglio con le nostre domande. Non farci sentire soli, come ha fatto Dante, come ha fatto con me il San Domenico in tanti anni. In fondo, è solo un viaggio verso casa, quello di tutti noi”.

Le sezioni successive sono invece dedicate ad alcune chiese cittadine: la Santissima Trinità,  San Biagio e il convento delle clarisse in cui si trova l’affresco della Madonna della Ripa. Le escursioni fuori porta sono due, la prima alla chiesa di Polenta e la seconda alla chiesa di San Francesco a Ravenna. A metà circa del libro viene collocata una piccola Spoon River tutta autoctona, incentrata sul cimitero monumentale di via Ravegnana. Palo si sofferma su alcune tombe, come quella di Giorgina e Aurelio Saffi, i coniugi Pedriali, lo scultore Roberto De Cupis e il pittore Giovanni Marchini, ma anche sui sepolcri di persone sconosciute quali Renato L.,morto nella prima guerra mondiale a 21 anni, una tale Livia, insegnante nubile, e infine Gigliola, una bimba di soli 30 mesi.

C’è poi spazio anche per la questione ebraica, con Nissim Matatia (pellicciaio assai noto con negozio in piazza Saffi) che incontra alla vigilia dell’emanazione delle leggi razziali l’amico Roberto De Cupis, il quale ci insegna che dal dolore si può  ripartire. Citare tutti i personaggi  che vengono chiamati in causa sarebbe troppo, per cui ci limitiamo a ricordare Aloisa Guarini Matteucci, prima forlivese a ottenere il brevetto di pilota d’aereo nel 1936, Eolo Camporesi, fondatore della rivista di enigmistica “Penombra”, e gli ultimi due racconti, che Palo dedica a suoi familiari: “I calzini del fante Remo” e un ultimo in cui ricorda i suoi nonni, trasferitisi a Forlì, provenienti da Ascoli Satriano, nel 1959.

Chiudiamo, però,  con il racconto che dà origine al titolo del libro: “Il sogno di Aurora”. Si tratta del dipinto che campeggia nella sala omonima di palazzo Albicini, con la protagonista che vorrebbe poter raggiungere almeno una volta Febo, cioè il sole nascente che lei guida e precede ogni giorno. Ci riuscirà? Con un po’ di coraggio, dice Palo, tutto è possibile. Ed è questa la chiave di volta di questo bel libro, ironico, divertente e leggero, ma anche profondo e a tratti struggente, con considerazioni e domande sul significato dell’esistenza, sull’importanza delle radici e sul ruolo che l’arte gioca nella vita di tutti noi.