Taaf: “La Regione tenga conto delle quattro leggi d’iniziativa popolare in tema ambientale”
Si pubblica qui di seguito la nota diffusa dal Tavolo delle Associazioni Ambientaliste di Forlì sulle leggi di iniziativa popolare.
Il Tavolo delle associazioni ambientaliste forlivese (Taaf) comunica che a metà settembre sono state depositate, presso la sede della Regione Emilia Romagna, oltre 7000 firme da parte di Reca (Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna) per sostenere le quattro leggi d’iniziativa popolare sulle tematiche ambientali (acqua, rifiuti, consumo di suolo ed energie rinnovabili). Pertanto, il Taaf ringrazia tutti quei cittadini che hanno firmato per l’adesione alle proposte delle quattro leggi (a Forlì ne sono state raccolte oltre 500 in meno di 3 mesi).
La raccolta firme, avvenuta nelle piazze dell’Emilia Romagna, è stata utile anche per informare e stimolare i cittadini alla partecipazione attiva necessaria a questa trasformazione. In circa 3 mesi sono state raccolte le adesioni e superato di gran lunga le 5000 firme necessarie per discutere le leggi in Assemblea Regionale. Nonostante la macchinosità della raccolta, il risultato raggiunto dimostra la sensibilità esistente nella società regionale sui temi sollevati. Infatti, l’ampia adesione alle quattro leggi è un chiaro segnale della necessità di modificare nel profondo le politiche regionali, improntate a logiche incentrate sulla crescita quantitativa del Pil e prigioniere di un’impostazione produttivistica.
Ora la Regione deve tenere conto della volontà dei cittadini e modificare le sue linee strategiche relativamente ai temi proposti. Pertanto, chiediamo che le 4 proposte di legge vengano assegnate celermente alle Commissioni consiliari competenti in modo tale che al più presto vegano approvate. È importante intervenire velocemente sugli argomenti toccati dalle leggi per mettere in discussione le scelte di fondo delle politiche ambientali del governo regionale. Di fronte ad un quadro di estese privatizzazioni, come la proroga degli affidamenti del servizio idrico al 2027, con la proposta di legge sull’acqua si sposta l’accento sul decentramento territoriale e la gestione pubblica. I progetti di legge su rifiuti e energia mettono in discussione direttamente i rispettivi Piani approvati dalla Regione, già ampiamente criticati negli scorsi mesi per le loro gravi lacune, e individuano una prospettiva alternativa alla prosecuzione dell’utilizzo degli inceneritori per andare verso una economia circolare di cui l’amministrazione regionale si riempie solo la bocca ma che di fatto non attua.
Infine, con la legge sul consumo di suolo, si sottolinea l’importanza, nella terza regione italiana per suolo consumato, delle pratiche di riuso degli spazi e di rigenerazione urbana (ad esempio si promuove un censimento approfondito delle aree urbanizzate inutilizzate) e la necessità di abbandonare progetti anacronistici legati alla mobilità su gomma. Da parte nostra, continueremo la mobilitazione per affermare i contenuti che avanziamo e per delineare una svolta di fondo sulle politiche ambientali nella regione. La mobilitazione che è avvenuta negli ultimi mesi è la prova che la cittadinanza vuole partecipare attivamente al processo di tutela e condivisione dei beni comuni.
Gli amministratori devono tenere conto che negli ultimi anni, con il crescere dell’attenzione attorno ai temi della crisi climatica, sempre più i cittadini sono stati sollecitati ad impegnarsi con determinazione nell’affrontare i problemi causati dall’attuale modello di sviluppo e a promuovere una società che sia davvero sostenibile. Pertanto, in accordo con gli scienziati dell’Ipcc (intergovernmental Panel Climate Change), e i movimenti ambientali di tutto il mondo, gli stessi amministratori devono capire la necessità di un radicale cambiamento che coinvolga i modi di produzione industriale e agricola, i modelli di consumo, i trasporti e l’approvvigionamento energetico. D’altra parte, non si può ignorare il fatto che le possibili soluzioni alternative già esistenti vengano scartate a favore di un modello industriale fossile che, a difesa degli interessi capitalistici di pochi grandi gruppi, sta rimandando sine die la necessaria transizione ecologica e il nostro futuro economico.