Allarme Cna Agroalimentare: a rischio la produzione di pane artigianale
Nei primi 7-8 mesi del 2022 i costi energetici sostenuti dalle imprese sono in molti casi triplicati rispetto allo stesso intervallo temporale del 2021. L’incidenza dei costi energetici oscilla oggi tra il 5% e il 15%, sostanzialmente il doppio rispetto al 2021. In generale di tutte quelle attività che lavorano a ciclo continuo con macchinari alimentati ad energia elettrica o con forni a gas come i panificatori.
Il costo che le micro e piccole imprese pagano per l’uso dell’energia nel processo produttivo ha sempre rappresentato un elemento di criticità anche in condizioni “normali”. Tante volte Cna ha denunciato che nelle fasce di consumo più basse, nelle quali si collocano le piccole imprese, si annidano i costi più elevati per unità energetica consumata, addirittura il quadruplo rispetto a quelle delle fasce più elevate e ha segnalato che le piccole imprese italiane spendono per l’energia più dei loro simili all’estero e dei competitors più grandi a livello nazionale. È soprattutto sul fronte del “caro energia” che i panificatori si attendono interventi di aiuto straordinari e urgenti da parte del Governo italiano. Interventi di alleggerimento delle bollette ed azzeramento di tutti gli oneri di sistema, mettendo un tetto al prezzo del gas a livello europeo.
“Il caro bollette sta diventando una variabile incontrollabile per le imprese della panificazione che distrugge bilanci e redditività aziendali, perché ci troviamo con aumenti del 300%”, spiega Mirko Castellucci, panificatore e presidente coordinatore di Cna Agroalimentare Forlì-Cesena. “A causa dell’impatto dei costi di produzione, soprattutto energetici, sulle imprese del settore dell’arte bianca, del carburante, del lavoro, delle materie prime, a partire dalle farine, dall’olio, e da altri prodotti alimentari, oltre i costi aggiuntivi dovuti all’applicazione dei protocolli per garantire la sicurezza sanitaria sia per i clienti che per gli addetti e agli imballaggi il settore presenta un momento di grandissima difficoltà”.
L’attenzione e la preoccupazione dei panificatori della Cna è rivolta anche alla sorte che attende le famiglie che già nella distribuzione moderna, soprattutto piccoli negozi di quartiere e discount, notano aumenti dei prezzi di generi alimentari che potrebbero apparire incomprensibili, ma che in realtà sono adeguamenti dovuti all’aumento delle materie prime e dell’energia totalmente fuori controllo a livello internazionale, non solo nazionale. I costi di gestione per i panificatori sono aumentati a dismisura. “Questo andamento legato all’inflazione ci preoccupa tanto – continua Castellucci – perché il potere d’acquisto delle famiglie sta calando e assistiamo a un blocco dei consumi, anche se i rincari dell’energia e delle altre materie prime, solo in parte sono stati fatti ricadere sulle tasche dei consumatori.”
In Italia ci sono quasi 20 mila imprese che producono pane iscritte nel Registro delle Imprese; il 70% sono imprese artigiane e c’è il rischio che, a fine anno, molte chiudano l’attività. Oggi si può stimare un raddoppio di quelle percentuali, con un 13,6% di imprese non più nelle condizioni di proseguire l’attività e un 21,2% costretta a ridurre l’attività e conseguentemente anche l’occupazione. Cna chiede misure immediate di “calmierazione” del caro energia per le imprese di panificazione e riforme a carattere strutturale per la tutela del settore e di tutte le piccole medie imprese.