Costruire il futuro con migranti e rifugiati: le celebrazioni della Giornata Mondiale
Le celebrazioni ufficiali della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2022 – che si celebrerà domenica 25 settembre – si svolgeranno quest’anno in Sardegna. L’iniziativa è della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes che proprio in questa regione ha promosso, dal 29 agosto al 2 settembre ad Alghero, il Corso di Alta Formazione sul tema “Costruire il futuro con” per tutti i direttori e collaboratori diocesani Migrantes d’Italia. In Sardegna anche la celebrazione eucaristica nazionale che si svolgerà domenica 25 settembre, Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato nella cattedrale di Iglesias, alle ore 11.00, presieduta da mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias e delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Sarda.
Il nostro futuro si costruisce con i migranti e i rifugiati – ci ha ricordato papa Francesco in un passaggio dell’enciclica Fratelli tutti: “Le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo” (F.T. 40); e lo ripete nel Messaggio per la Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato di quest’anno. Nel mondo sono 280 milioni le persone che si sono messe in cammino dal Sud al Nord, da Nord a Sud, da Est a Ovest, da Ovest ad Est. “Non c’è Paese, non c’è popolo che non sia in cammino. Tra questi saranno ormai 90 milioni i richiedenti asilo e rifugiati al termine di questo anno, anche in seguito alla tragica guerra in Ucraina, che ha costretto a lasciare le proprie città e le proprie case per mettersi in fuga oltre sei milioni e mezzo di persone, soprattutto donne e bambini”, sottolinea il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, in un editoriale pubblicato sulla rivista “Migranti-Press” della Fondazione.
“Sono – spiega – le vittime, spesso dimenticate, di oltre 30 guerre dimenticate, dei disastri ambientali, dei popoli alla fame. Sono le vittime della tratta, della violenza e di ogni forma di sfruttamento. Con loro siamo chiamati a rigenerare le città, l’Italia, l’Europa, sempre più stanche, abitate da anziani, spopolate, coniugando i quattro verbi che caratterizzano le tappe del cammino delle persone e le soste: accogliere, tutelare, promuovere, integrare”. Le nostre città “non sono aperte e accoglienti. Li lasciamo ancora fuori dalla città, dalla partecipazione alla vita politica, dalla cittadinanza attiva, negando ancora a un milione e mezzo di ragazzi e giovani, che sono nati e hanno studiato in Italia, il dono della cittadinanza”, scrive mons. Perego: “Talora anche le nostre chiese e comunità cristiane, nonostante segni positivi, alzano i muri: dentro e fuori. Non sappiamo leggere la storia con gli occhi della fede. Non sappiamo anche capire che “l’arrivo di migranti e rifugiati cattolici offre energia nuova alla vita ecclesiale delle comunità che li accolgono”, come ci ricorda il Papa. E il messaggio di papa Francesco ricorda che “nessuno dev’essere escluso”, perché il progetto di Dio “è essenzialmente inclusivo e mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali”.