Alla Fabbrica delle Candele va in scena la seconda edizione del Festival dei monologhi
Dal 23 al 25 settembre 2022, il Teatro della Fabbrica delle Candele di Forlì ospiterà la seconda edizione del Festival di monologhi “Essenza di Prodigi-Città di Forlì”, organizzato da “Fo_Emozioni” in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Forlì.
“Sappiamo tutti che il Monologo teatrale, è una tecnica narrativa che, interpretata da una sola persona, racconta pensieri, esistenze, impressioni, ricordi, testimoniando emozioni e idee. Non prevede interazioni in scena, se non con se stessi, ma deve attivare un legame con il pubblico, per creare un prodigio, un’Essenza di Prodigi. I cinque monologhi del nostro Festival, sapranno coinvolgere il pubblico con guizzi di raffinata ironia e spaccati di intenso turbamento, portando gli spettatori in luoghi inaspettati, per incontrare anime che non potranno dimenticare. Come FO_Emozioni, siamo profondamente onorati di avere attori provenienti da ogni parte d’Italia che, con la meraviglia del Teatro, danno lustro alla nostra amata Forlì e alle nostre Compagnie”, dice Loretta Giovannetti, presidente FO_Emozioni.
“FO_Emozioni” è l’associazione delle 11 associazioni featrali Forlivesi (in convenzione col Comune di Forlì) che credono che il valore dell’unione di tutti i Gruppi abbia una valenza positiva e sia importante come percorso storico fatto da essi stessi per il loro radicamento nel territorio e per una articolata progettualità permanente e con un occhio attento alle nuove generazioni. Per informazioni e prenotazioni telefonare al numero di cellulare 348.9326539 oppure scrivere all’indirizzo email grandimanovreteatro@gmail.com; biglietto d’ingresso 8 euro, ridotto 5 euro (Under 26 e soci Fo_Emozioni). Tutti gli spettacoli andranno in scena sia per il pubblico sia per gli artisti nel completo rispetto delle norme di sicurezza vigenti.
Venerdì 23 settembre, ore 21.00
Associazione Lu.Pa. – Maratea (PZ) – presenta: Federico De Luca in “Come ho conosciuto Rosario Livatino”. Un ragazzo, che potrebbe essere ognuno di noi, in giro per la Sicilia s’imbatte in un monumento, dimenticato lungo una strada. È dedicato al giudice Rosario Livatino (1952-1990). E lì, vuoi per un caso straordinario o per mero gioco teatrale, c’è un uomo che gli racconta tutto ciò che c’è da sapere su quel magistrato, quel “giudice ragazzino”, fiore delicato della Sicilia civile reciso e distrutto dal cancro mafioso. A fianco alla vicenda umana e professionale di Livatino ci viene raccontata anche la storia di un reietto, un pastore di capre, Roberto. Roberto vive alla periferia sociale dell’isola di quegli anni, in uno squallore e abbandono da cui, per atroce paradosso, solo il clan mafioso della sua zona sembra dargli la possibilità di uscire. Ma a che costo? Lo spettacolo vuole giocare sul tema del doppio, tanto caro al teatro, per raccontare con semplicità (e si spera senza retorica) la drammatica dualità delle terre povere e abbandonate dallo Stato: o buono o cattivo, o santo o dannato, o ucciso o assassino. Non c’è via di scampo per i nostri personaggi: in entrambi i casi, però, si è vittima dello stesso male. La messa in scena è essenziale: un attore, un seggio e pochissimi oggetti di scena. La luce divide e crea gli spazi della narrazione, scandendone il ritmo insieme alla musica.
Sabato 24 settembre, dalle ore 20.00
Compagnia dell’Eclissi – Salerno – presenta Roberto Lombardi in “Detto e ridetto”. Non esiste un grado zero della scrittura: la parola contiene sempre un seppur minimo grado espressivo, insieme all’informazione che veicola. Queneau, nei suoi “Esercizi di stile”, fa esplodere la forma, portandola, in un crescendo giocoso e altamente retorico, ad annullare ogni illusoria pretesa contenutistica. Se in musica le variazioni su tema sono diffusissime, essendo l’arte musicale pura forma, in letteratura sono assai meno note: le Variazioni su un commendatore di Flaiano, alcuni Pastiches di Proust, i Delitti esemplari di Aub e pochi altri esempi oltre all’imprescindibile testo di Queneau. Ancor meno note, le traduzioni di Giorgio Caproni di nove delle novantanove variazioni degli Esercizi.
Questo monologo è di Esercizi di stile una rilettura e riscrittura, avendo l’autore riscritto molti brani del testo e elaborazione di nuovi. Con pochi elementi di scena, che spostano l’accento su un nuovo stile, tono, figura retorica, genere, lo spettacolo offre un crescendo di ilarità, invenzione linguistica, che lascia lo spettatore avvinto. Uno spettacolo di 50 minuti senza un attimo di tregua, giocato sul suo ritmo incalzante.
SenzaConfine Teatro – Fasano (BR) – presenta Annalisa Cervellera in “Malala”. La storia, raccontata sotto forma di monologo di narrazione, è quella di Malala Yousafzai, attivista pakistana, e della sua lotta per la libertà e per l’istruzione femminile. Valle dello Swat, Pakistan, 9 ottobre 2012, ore dodici. Giornata d’esami, scuola è finita. Malala e le sue compagne sono sul vecchio autobus che le riporterà a casa ma all’improvviso un uomo sale a bordo e spara tre proiettili, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Malala ha appena quindici anni, ma per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa sarà l’inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Oggi Malala è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere. Nel 2014 è diventata la più giovane vincitrice di sempre del Nobel per la Pace.
Lo spettacolo vuole ripercorrere alcuni eventi salienti della vita di Malala Yousafzai, per accompagnare il pubblico, tenendolo quasi per mano, alla consapevolezza di quanto ognuno di noi possa essere artefice di un cambiamento importante per rendere il mondo migliore. La storia di questa ragazzina di quindici anni spiazza. La scelta di un’interprete giovanissima (Annalisa Cervellera ha appena sedici anni) è dettata dalla volontà di restituire al pubblico quella semplicità e freschezza con cui Malala ha sfidato tabù e convinzioni sbagliate diffuse e radicate nel proprio paese in nome della libertà. La scenografia, semplice ed essenziale, riporta a un luogo indefinito. Così come l’attrice nello spazio scenico si muove idealmente da Birmingham alla valle dello Swat con un continuo flusso spazio-temporale sulla scia dei ricordi. Altro elemento protagonista della scena sono i libri: simbolo di istruzione, di cultura, di saggezza, di crescita. Il testo si muove su un doppio binario: quello della narrazione e del racconto dei fatti e quello della reviviscenza in cui l’attrice vive e respira dando anima e voce a una delle vicende più emblematiche e significative della storia delle donne. Uno spunto di riflessione continuo che scorre rapidamente, come le pagine di un libro che non riesci a smettere di leggere e che ti lascia una morale chiara ed essenziale che senti il dovere di continuare a portare con te: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”
Domenica 25 settembre, dalle ore 18.00
Teatro Finestra – Aprilia (LT) – presenta Gianni Bernardo in “La casa dei silenzi”. Gianni Bernardo propone un monologo, da lui stesso scritto e diretto, liberamente ispirato a “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello. Lo spettacolo, con oltre 100 repliche, è un lavoro prodotto dalla Compagnia Teatro Finestra, pensato e scritto per “vivere il teatro”. Una nuova, suggestiva messa in scena, la storia arricchita di nuove pagine, reinventata in un luogo “immaginifico” che coniuga realtà e fantasia, memoria e immaginario. Teatro di narrazione fatto di sfumature, di dettagli, di odori, di ascolto. Nel rievocare “L’uomo dal fiore in bocca”, Gianni Bernardo reinventa quel piccolo gioiello della letteratura italiana, lo smembra in parte per poi ricostruirlo in un testo complesso e giocoso, adoperando in alcuni momenti il caldo e musicale dialetto pantesco. La scenografia, semplice ma d’effetto, la recitazione convincente, il dinamismo scenico conferito sin dalle prime battute impattano il pubblico coinvolto nelle geometrie dell’animo/a, accattivando immediatamente e non lasciando possibilità di distrazioni. Uno spettacolo che non manca di stupire, coinvolgere, commuovere, divertire.
I Cattivi di Cuore – Imperia – presenta Chiara Giribaldi in “Madame Chrysanthème”. La sera del 17 febbraio 1904 il debutto di “Madame Butterfly” del maestro Giacomo Puccini fu un fiasco clamoroso. Perché? Col pretesto di scoprirne le ragioni, l’autrice-attrice ci narra, in chiave moderna e brillante, la vera storia di Cio Cio San e del suo sfortunato amore per Pinkerton, passando per un’esilarante carrellata delle più famose eroine del melodramma, dalla Traviata di Verdi alla Tosca dello stesso Puccini. Una donna. Una storia. Tante storie. Storie passate, storie di oggi. Storie che hanno qualcosa da dire a ciascuno di noi. Un viaggio, a tratti ironico, a tratti poetico, che ci porta ad esplorare l’emozionante e talvolta controverso mondo dell’amore.