Al Refettorio del S. Domenico Marco Viroli presenta il libro “Canzoni d’amore e di funambolismo”
“A oltre 10 anni dall’ultima pubblicazione poetica, Marco Viroli ha affidato questo tempo della sua vita a una nuova, inaspettata raccolta di liriche sotto il titolo di “Canzoni d’amore e di funambolismo”. La ragione di questo suo ritorno alla poesia, come ragione di vita, la si ritrova subito nella poesie d’apertura: la poesia è il mondo nella sua interezza, negli atti che compiamo, nell’erba che cresce sulla soglia, nei miliardi di forze che fanno l’equilibrio dell’universo, nel vento che suona tra gli alberi… Del Resto, subito dopo, Marco invita a vivere la vita nella sua pienezza ora, perché la vita non ti aspetta e non permette indugi. Dunque, una visione ottimistica e piena del vivere, una concezione energetica dei giorni, a cominciare dall’amore, che pure va e viene. E questo perché l’amore è il motore fondamentale del mondo, la sorgente di ogni energia, ciò che rende possibile l’impossibile. In “Quando saremo una sola cosa”, il poeta assicura che insieme, l’uomo e la donna amata, riconosceranno ogni stella ecostellazione, andranno a nuoto per isole irraggiungibili, conosceranno lingue sconosciute, scriveranno il poema definitivo, daranno un senso ad ogni cosa, anche alla morte.
Marco Viroli, tuttavia, non vive nella ebetudine del presente incantato: questo poeta dell’amore è anche consapevole che l’amore è dubbio, timore della fine, passione che obnubila e travolge e distrugge i sensi.
Cidirà cosa significa far l’amore con la donna che amiamo (è il Santo Graal, verità assoluta, superamento del peccato, volo d’uccelli, frinire di cicale, e molto altro ancora); ciononostante sa del finire di tutte le cose, sicché nel pieno della sua passione è consapevole del gioco crudele del destino: anche se lo assume, in qualche modo in positivo, come quando evoca la malinconia di ciò che non è stato, la nostalgia di ciò che non sarà. Non a caso si chiede cosa resterà dei loro sogni condivisi allento morire dell’amore. È su questo sfondo che nasce il mito del funambolo, presente nel titolo e in un poemetto contenuto: il funambolo è la metafora della vita come rischio continuo, della vita vissuta al limite del possibile come la definisce Paul Auster (richiamato da Marco); è la sfida alla civiltà, cui si dedica chi è solo.
Si aprono allora, nel libro, le pagine della solitudine, della fine, quando si è soli con i libri mai letti, le poesie mai scritte, le speranze vane. Ma anche si aprono le pagine del ricordo, il ricordo degli anni dorati, anni in cui tutto poteva accadere, in cui tutto è accaduto. È in questo tempo che Marco Viroli si chiede infine quale sia il senso della vita, fino alla poesia finale, “Canto notturno di un navigatore errante in rete”, con richiamo ovviamente a Leopardi: per scoprire che al cospetto delle immensità dell’universo quel che lui pensa e crede non ha nessun valore. Non importa nulla nemmeno alla luna, perché del resto nemmeno lei sa nulla. Meglio “sedere sotto un albero / e guardare le stagioni passare / nell’attesa che tutto si compia”. Come si vede, una conclusione nichilista, che però continua a essere anche qui canzoniere d’amore: canzoniere dell’amore che non c’è più, in una assenza che toglie senso alla vita e la nullifica” (Marzio Casalini).
Marco Viroli, nato a Forlì, laureato in Economia e Commercio, è scrittore, poeta, giornalista pubblicista, docente di scuola superiore, copywriter, organizzatore di eventi. Attualmente è inoltre direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività giovanile del Comune di Forlì. Docente nelle Scuole Secondarie Superiori, è Direttore responsabile di “Diogene” e autore di alcuni importanti saggi storici tra cui “Caterina Sforza. Leonessa di Romagna”, “Signore di Romagna. Le altre leonesse”, “I Bentivoglio. Signori di Bologna”. Insieme a Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe una ventina di volumi di storia e tradizioni locali.
“Canzoni d’amore e di funambolismo” è la sua quarta raccolta di versi.