“Do ciacri”, una puntata della rubrica dedicata all’editore Licinio Cappelli di Rocca San Casciano
Nella rubrica video “Do ciacri” Vincenzo Bongiorno intervista il pronipote Stefano , autore del libro “Licinio Cappelli, tipografo, libraio editore, tra Bologna e la Romagna”. “Ci troviamo a Bologna in piazza Galvani che era teatro dell’attività editoriale di Licinio Cappelli, e qui nel 1912, all’angolo con via Farini, inaugurò la sua prima libreria”. Comincia con queste parole del pronipote Stefano Cappelli, intervistato da Vincenzo Bongiorno, il racconto della sedicesima puntata della rubrica video “Do ciacri” (oltre 500 visualizzazioni nei primi due giorni). Una narrazione incentrata sulla storia da film del rocchigiano Licinio Cappelli, partito da zero da Rocca San Casciano fino a diventare editore di fama nazionale.
“Qui in piazza Galvani al numero civico 3 – continua Stefano – Licinio aveva collocato gli uffici amministrativi della sua attività imprenditoriale. Scelse Bologna per l’apertura della prima libreria, poiché è la città del sapere ma anche per la vicinanza con la sua amata Rocca San Casciano, dove aveva sede la tipografia che era stata avviata da suo babbo, Federigo”. E in piazza Galvani, nel cuore di Bologna a poche centinaia di metri da piazza Maggiore, sul palazzo che fu sede della prima libreria, spicca ancora ben visibile la tela di ragno, “il simbolo identitario della casa editrice – spiega Stefano – che fu creato da Licinio, a simboleggiare operosità silenziosa, tenacia, sue caratteristiche anche da imprenditore”. Licinio, la sua tempra la mostrò sin da giovanissimo: “Non aveva una gran voglia di studiare – ricorda Stefano – e a tredici anni suo padre lo mandò a Firenze dagli zii per prendere un diploma in una scuola religiosa. Non ingranò con gli studi e non si trovò bene e così decise di scappare sfidando grosse incognite, soprattutto per un ragazzino, per fare ritorno a piedi a Rocca San Casciano, dove giunse dopo due giorni e due notti di cammino”.
Da quel momento Licinio avrebbe iniziato a imparare il mestiere di tipografo, al fianco del babbo Federigo, che a distanza di appena due anni morì. “Licinio si trovò così – evidenzia il pronipote – orfano e capofamiglia essendo il figlio maschio più grande, e titolare di una piccola impresa artigiana sommersa da debiti, facendo una stima potremmo dire un passivo pari a circa 240 mila euro di oggi”. Ma Licinio non era tipo che si scoraggiasse e così a quindici anni prese le redini della tipografia, arrivando poi ad aprire librerie e a creare una casa editrice di fama nazionale, oltre a mettere al mondo con la moglie ben otto figli. Come avvenne questa mirabile ascesa, fatta di tanta passione e applicazione nel proprio lavoro, lo si può apprezzare al meglio dalle pagine del libro scritto dal pronipote Stefano, dal titolo “Licinio Cappelli, tipografo, libraio editore, tra Bologna e la Romagna” (Minerva edizioni), con le prefazioni di Ivano Vespignani e Paolo Pullega.
“Qual è la lezione – chiede Bongiorno in conclusione della puntata di Do ciacri – che ci deriva da Licinio?”. Il pronipote Stefano, senza esitazione risponde: “Che si possono davvero raggiungere grandi obiettivi, con tanta passione, determinazione e dedizione al lavoro, che in Licinio era leggendaria, tanto da morire a 87 anni, di domenica a causa di un improvviso malore durante una riunione di lavoro”. La sedicesima puntata di “Do ciacri”, rubrica video ideata e curata da Vincenzo Bongiorno sulla pagina Facebook del Progetto Cambia Vita, è stata realizzata con la preziosa collaborazione per le riprese del giovane rocchigiano Davide Pieri, per il montaggio di “Luca e Paolo video making”, e per ulteriori rifiniture alle immagini del videomaker Andrea Bonavita.