Bertinoro, la civiltà e il dialetto romagnolo a scuola: terminato il progetto all’Istituto comprensivo
Si sono svolte, presso i vari plessi scolastici della scuola primaria del Comune di Bertinoro, le lezioni che hanno fatto parte del progetto “La civiltà contadina e il dialetto romagnolo”. Tale progetto, voluto dall’Amministrazione Comunale di Bertinoro, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Bertinoro, è stato interamente progettato e realizzato dall’Associazione “Istituto Friedrich Schurr” di Santo Stefano (RA). Quest’anno, oltre alle classi terze, si è ritenuto opportuno proporre il progetto anche alle classi quarte, in quanto, nell’anno scolastico 2020/2021 non è stato possibile causa pandemia da Covid-19. Hanno aderito tutte le classi quarte, sia di Bertinoro, di Santa Maria Nuova e la 4a di Fratta Terme.
Il piano di lavoro, concordato con l’Ufficio Scuole del Comune di Bertinoro e le insegnanti delle classi interessate, è stato svolto dallo scrivente in complessive 36 ore. In nove classi: (3a, 3b, 4a, 4b a Bertinoro, 3a, 3b, 4a, 4b a Santa Maria Nuova, 4a a Fratta Terme), sono stati presentati i seguenti temi:
- 1^ lezione “Amarcord… la campagna d’una vôlta” (“ricordo la campagna di una volta”), con foto proiezione di immagini d’epoca. Nozioni di carattere generale sul mondo contadino scomparso, la casa, la famiglia, la cucina ed il sostentamento alimentare di una volta (oggi detto “a km 0”), il camino e la sacralità del fuoco, il pane fatto in casa ed il forno a legna, sempre presente nelle case contadine. Inoltre, nozioni sulla mezzadria, la stalla ed il lavoro dei campi, in particolare con l’utilizzo di bestiame e sui principali lavori manuali necessari per i vari raccolti, secondo la cronologia delle stagioni.
- 2^ lezione: “I burdell e la scôla d’na vôlta” (“i bambini e la scuola di una volta”) con foto proiezione di immagini sui bambini, come vestivano, come si prestavano nell’aiutare gli adulti nei vari lavori, i loro giochi e la scuola elementare fino agli anni cinquanta.
- 3^ e 4^ lezione: “il dialetto romagnolo”. Traduzione italiano/dialetto delle “cose di uso comune”: i numeri, i colori, i giorni della settimana, i mesi dell’anno. E poi, la frutta, la verdura, gli animali, le cose sulla tavola, le parti del corpo, le ore del giorno… E’ stata proposta la lettura di una favola di Esopo (La cicala e la formica), per l’occasione tradotta in dialetto: gli alunni hanno aderito con entusiasmo, imparandola a memoria.
Le lezioni si sono svolte regolarmente secondo il progetto previsto e devo piacevolmente riscontrare un vivo interesse e curiosità degli alunni per il mondo rurale di un tempo (la casa, la famiglia numerosa, il modo di vestire, gli animali della casa contadina), viste le tantissime domande che mi hanno posto. In particolare, ha stimolato il desiderio di sapere sui loro coetanei di un tempo, (oggi, loro nonni e bisnonni) i giochi e passatempi di allora, nonché la scuola di una volta, nonni e bisnonni che poi a casa hanno coinvolto, a conferma delle mie spiegazioni. Sono rimasti sconcertati, quasi increduli, nell’apprendere che i bambini di un tempo, fino ai 12/13/14 anni portavano i pantaloni corti, sia d’estate che d’inverno. Di grande aiuto sono state le immagini che ho proposto.
Durante il commento alle immagini, spesso ho usato parole dialettali e sono rimasto sorpreso nel sentire che diversi alunni ne capiscono il significato. La recita, a fine corso, della favola “La zghêla e la furmiga” (“La cicala e la formica”), in cui si è rivelata una buona pronuncia del dialetto da parte di quasi tutti gli scolari (anche da chi proviene da altra regione italiana o nazione straniera), è risultata piacevole e stimolante per gli alunni e gratificante per chi scrive. I giudizi ed i commenti delle insegnanti sono stati estremamente positivi, come dimostrano le loro relazioni alla fine delle lezioni ed augurano che il progetto sulla “Civiltà contadina e il dialetto romagnolo” (magari anche ampliato), venga riproposto anche nei prossimi anni scolastici.