Rapporto sull’economia: si stima un aumento del valore aggiunto del 4,5% in provincia nel 2022
Dopo due anni, la presentazione del Rapporto sull’Economia è tornata in presenza, ma è stato possibile seguire l’evento anche in diretta live streaming. Anche per questa edizione l’evento di presentazione è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. L’appuntamento, considerato “tradizionale”, è un importante momento per condividere i risultati economici del territorio, inserendoli nel più ampio contesto generale, anche se la complessità dell’attuale scenario rende particolarmente difficile qualsiasi elaborazione di previsione economica per un futuro in rapido e costante cambiamento.
L’evento si è aperto con l’esecuzione della “Primavera” di Vivaldi I eseguita dalla violinista Sara Sole Stojmenov dell’orchestra Emilia-Romagna Concerti. Moderato da Simona Branchetti, giornalista e scrittrice, il programma dei lavori sì è aperto con una tavola rotonda che ha visto la partecipazione dei Sindaci di Forlì, Gian Luca Zattini, di Cesena, Enzo Lattuca e di Rimini, Jamil Sadegholvaad. Ciascuno ha indicato quale è la “parola chiave” della loro strategia per la tenuta e lo sviluppo dei territori e ha fornito alcune riflessioni sui temi dell’innovazione, della competitività e attrattività del tessuto imprenditoriale.
A seguire, il focus sulle dinamiche territoriali e le strategie per la ripresa, lo sviluppo a cura di Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di commercio della Romagna: “Lo scenario generale in cui ci troviamo è complesso e difficile, con la pandemia da Covid-19 ancora presente e con i problemi causati dalla carenza di materie prime, a partire da quelle energetiche (aumenti shock, ora al 400%! ) ulteriormente aggravati dall’invasione russa dell’Ucraina. Aggiungasi l’incertezza sulla durata e gli esiti del conflitto e sulla durata e gli effetti delle sanzioni. Purtroppo sono tutti elementi che generano ulteriori problemi sul sistema degli approvvigionamenti e causano un rallentamento generalizzato del commercio mondiale. Questa situazione, inoltre, si ripercuote negativamente sul normale andamento e tenuta dei mercati finanziari. Sui nostri territori, nel 2021, si era registrato un buon andamento, con una variazione positiva del valore aggiunto (2021, sul 2020) del 7,2% per la provincia di Forlì-Cesena e del 5,1% per quella di Rimini. In Emilia-Romagna, tale variazione è stata del 7,0% e, in Italia, del 6,4%. Gli incrementi trainanti si sono registrati nel settore delle Costruzioni e, a seguire, in quello del Manifatturiero. Cosa si prevede per il 2022? Le previsioni del Centro Studi Prometeia, fatte a gennaio, segnalavano per il 2022 un’ulteriore crescita del valore aggiunto, del 4,5% per la provincia di Forlì-Cesena e del 3,7 % per quella di Rimini, mentre la crescita per Emilia-Romagna e Italia era prevista al 4,1%”.
“Le previsioni a marzo 2022, a causa dell’incertezza e dei rischi che caratterizzano lo scenario attuale – ha aggiunto Zambianchi – sono state ridotte, per cui la crescita per l’intero Paese è stata rivista al +1,7% / +2,2%. Tale ridimensionamento non sarà uguale per i due territori di Forlì-Cesena e di Rimini, soprattutto per il diverso peso del comparto turistico. Per cercare di rispondere positivamente a questo scenario serve una ‘pianificazione strategica di area vasta’ che tocchi alcune questioni importanti e che tenga insieme alcuni elementi basilari: società, istituzioni, ambiente ed economia, profit e non profit. Gli obiettivi primari consistono nel generare una vision condivisa su alcuni temi strategici e nello stimolare la capacità della Romagna di attrarre finanziamenti e investimenti, garantendo ai nostri territori benessere e lavoro, sulla base di analisi di contesto ed iniziative mirate e senza sterili campanilismi. In quest’ottica il ruolo delle Camere sarà strategico, perché proprio le Camere sono in grado di rappresentare la “catena di trasmissione” istituzionale più efficace e strutturata per tenere ben connessi il livello centrale ed i sistemi economici locali. È necessario, inoltre, favorire il ripristino di un ‘orizzonte di fiducia’ fra cittadini e istituzioni e occorre delineare e condividere nuovi strumenti partecipativi: la mediazione degli interessi non ci deve precludere di percorrere strade che ci portino a un futuro migliore, soprattutto per in nostri giovani. La situazione, quindi, è straordinariamente complessa e l’incertezza fortissima, ma si possono condividere le parole usate recentemente da Mario Draghi: ‘Nonostante tutto sono ottimista, siamo stati in grado di superare già molte crisi e, con l’impegno di tutti, supereremo anche queste'”. In conclusione, Alberto Zambianchi, al termine del proprio mandato come presidente della Camera di commercio della Romagna, ha salutato e ringraziato tutte le persone con cui ha lavorato in questi anni, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni di categoria, del sistema imprenditoriale, del sistema bancario e delle fondazioni, i segretari generali e tutto il personale camerale. Infine, ha commentato: “Ho svolto il mio mandato ponendomi totalmente al servizio del Territorio, cercando di sviluppare al massimo capacità “di ascolto” e capacità “di risposta” e perseguendo gli obiettivi dello sviluppo economico e del bene comune: chi svolge tale ruolo sa bene che questo è il suo compito più importante”.
“Prima la pandemia – ha commentato Roberto Albonetti, segretario generale della Camera del commercio, nel suo intervento sul tema dei dati e della competitività per l’innovazione e lo sviluppo – poi l’innalzamento del costo delle materie prime, la guerra, lo shock energetico… Qualcuno l’ha già definita la tempesta perfetta. Di certo, il rischio di una nuova crisi economica è reale. L’economia emiliano-romagnola è fortemente interconnessa con le dinamiche nazionali, europee e internazionali, perciò molte delle sfide che abbiamo davanti non possono essere risolte solo a livello locale, ma serve una risposta congiunta, non solo a livello Paese, ma soprattutto a livello europeo. Restando sulla lettura dei dati del Rapporto, la prima suggestione che si ricava è che “sopravvivere non basta più”. Ciò che è stato sufficiente per molto tempo – una certa qualità del prodotto, un mercato consolidato, i conti in ordine – non basta ad affrontare il contesto attuale e gli scenari futuri. L’innovazione è il driver che può fare la differenza per la crescita e la competitività. Come Camera di commercio, abbiamo analizzato quantitativamente questa dimensione ed è emerso che le aziende che hanno investito e puntato di più sull’innovazione tecnologica, in uno scenario di generale recessione hanno mostrato una maggiore resilienza”.
“Per esempio – ha continuato Albonetti – nell’ambito della manifattura le aziende leader di innovazione hanno prodotto un fatturato e un valore aggiunto, rispettivamente, del + 2,7 % e del +14,6 % nel 2020, rispetto alle aziende dello stesso settore e della stessa classe dimensionale, con picchi sul valore aggiunto del + 30,9% in aziende che hanno innovato nell’ambito della manutenzione predittiva. Al contrario, le aziende che non hanno investito in innovazione sono incorse in un divario sostanziale rispetto alle aziende leader, che si è riflettuto in un -10,8 % del fatturato e un -20 % del valore aggiunto rispetto alle aziende leader nel 2020. Un’altra suggestione che emerge dalla lettura dei dati e del contesto è relativa al cambiamento del mercato del lavoro, per esempio con il fenomeno delle ‘grandi dimissioni’, che anche se in misura nettamente minore rispetto agli Stati Uniti ha iniziato a riguardare il nostro mercato del lavoro. Nel 2021, secondo i dati del Ministero del Lavoro, si contano 2 milioni di abbandoni volontari da parte dei dipendenti, un +33% rispetto al 2020, dato in crescita anche rispetto al 2019. E nel 2022 i numeri potrebbero aumentare ancora. Risulta, pertanto, necessario per le aziende adottare misure per evitare una vera e propria emorragia di talenti, sempre meno disposti a dedicare la propria vita e la propria competenza ad organizzazioni che non valorizzano a sufficienza il loro lavoro e che non incarnano i loro stessi valori. Nostro compito, come Istituzione, è di sostenere le imprese, ma anche l’affacciarsi al mondo del lavoro delle nuove generazioni, supportare i giovani nella connessione con reti e infrastrutture, con i centri della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione. Sono convinto che per riuscire a orientare le nostre scelte e a cambiare direzione rapidamente occorre investire con decisione sul tema delle politiche predittive e per farlo, occorre, sempre, partire dai dati, estrarne valore leggendoli in profondità, anche grazie al supporto di strumenti di intelligenza artificiale. La Camera di commercio si sta dotando di nuovi strumenti di analisi dei dati, che siano in grado di simulare possibili scenari nel breve termine, non solo per elaborare analisi tendenziali, ma per fare analisi di stima degli impatti che shock esogeni, come quelli che viviamo oggi, possono avere sull’attività produttiva delle aziende del territorio. I dati a disposizione del sistema camerale hanno un valore enorme, specialmente se uniti all’impiego di modelli previsionali. Per questo vogliamo adottare strumenti di analisi predittiva sperimentali che, uniti a tutte le attività istituzionali della Camera di commercio, ci facciano fare meglio ciò che abbiamo sempre fatto (abbastanza) bene: continuare a sostenere le nostre imprese e lo sviluppo del territorio romagnolo”.
A seguire, Veronica De Romanis, Docente “European Economics” alla Luiss “Guido Carli” di Roma e alla Stanford University – The Breyer Center for Overseas Studies di Firenze, ha affrontato il tema “L’Italia tra il rafforzamento della ripresa e la definizione della nuova politica economica europea in un contesto di grande incertezza”. “In questa fase di grande incertezza – ha dichiarato De Romanis – dobbiamo cercare di intervenire su due piani: su quello nazionale, dobbiamo portare a compimento gli obiettivi fissati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, contemporaneamente, sul piano europeo dobbiamo cercare di creare strumenti di debito comune, come si è fatto durante la pandemia”.
Gian Carlo Blangiardo, Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), ha affrontato, invece, il tema dell’Inverno demografico e relative prospettive sociali ed economiche: “Ben prima che Covid-19 facesse sentire i suoi drammatici effetti anche sul piano demografico, la dinamica della popolazione italiana era contraddistinta da una persistente e sempre più intensa caduta della natalità. Un fenomeno che si è indubbiamente accentuato nell’ultimo decennio, ma che viene da lontano: avendo radici nelle profonde trasformazioni sociali ed economiche maturate nel secolo scorso. Ciò che emerge con forza dal messaggio contenuto nei dati demografici del nostro tempo è il bisogno di una significativa spinta verso un ‘rinnovamento’ della popolazione nella sua accezione non solo quantitativa, ma anche qualitativa. Occorre agire sul capitale umano, sia rimuovendo gli ostacoli (economici, normativi e culturali) che impediscono la realizzazione dei progetti di fecondità e governando i flussi di mobilità, sia valorizzando quella componente più “matura” che ha ancora energie e competenze validamente spendibili nel sistema Paese. Per questo deve ritenersi quanto mai preziosa la qualificata azione di informazione sulle tendenze in atto, e le relative problematiche, che viene dal sistema della statistica ufficiale. In tale senso, le Camere di commercio offrono un contributo fondamentale sul piano della conoscenza, sia nella acquisizione dei dati elementari nei diversi domini della vita economica e sociale, sia nella loro analisi, spesso mirata all’approfondimento delle realtà locali e alla identificazione delle eccellenze e delle criticità che le caratterizzano”.
Ha concluso l’evento Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, con alcune riflessioni sulla progettualità per la crescita e lo sviluppo dei territori di Forlì-Cesena e di Rimini: “Il Pnrr è un’occasione unica per costruire l’Emilia-Romagna del futuro. Noi siamo pronti, insieme ai territori e alle comunità locali. A oggi sono già stati assegnati all’Emilia-Romagna quasi 4 miliardi di euro: un percorso che vede il pieno coinvolgimento di Comuni e Province, con assi privilegiate di sviluppo, quelle della transizione economica e digitale, insieme a lavoro, scuola e formazione, sanità e reti sociali, già condivise all’interno del Piano Regionale per il Lavoro e per il Clima. In questa cornice il contributo di idee e le possibilità per la Romagna sono molto importanti e significative. Si tratta di circa 400 milioni di euro, che investiremo sugli assi portanti di questo territorio: 14 interventi per il potenziamento della sanità pubblica, a partire dagli ospedali di Forlì e Rimini, 22 milioni di euro per il piano di ripascimento della costa, oltre 17 milioni di euro per nuove scuole o ristrutturazioni di istituti solo nell’ambito dell’ultimo aggiornamento del piano regionale di edilizia scolastica. E ancora progetti destinati a cambiare il volto e le abitudini di queste comunità, come il Metromare di Rimini o gli interventi di rigenerazione urbana nei piccoli comuni. Il contesto in cui operiamo è molto complicato, alla pandemia si è aggiunto il caro-bollette e, in maniera oltremodo drammatica, la guerra, tuttavia siamo convinti che lavorando insieme ci siano tutte le condizioni perché la Romagna compia ulteriore, importante passo in avanti, insieme a tutta la regione”. La presentazione è stata arricchita da alcuni contributi alla riflessione a cura di imprenditori del territorio, Pierluigi Tortora, Presidente di PLT Energia, Maurizio Focchi, Presidente della Focchi Group e dell’Associazione Nuove Idee Nuove Imprese e Davide Stefanelli, Vice Presidente della Vem Sistemi.
Il quadro economico del territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini)
Dall’analisi dei principali indicatori riferiti all’anno 2021, in termini di variazioni tendenziali (sull’anno precedente), emerge la situazione di ripresa del territorio Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, in un anno ancora contraddistinto dall’emergenza pandemica, dopo un 2020 contrassegnato da forti variazioni negative delle principali variabili economiche. Nel 2021 si registra, rispetto al 2020, un aumento delle imprese attive dell’1,1%, maggiore di quello regionale (+0,7%) e nazionale (+0,3%). La produzione industriale ottiene risultati molto positivi, con un aumento del +13,1%, superiore a quello dell’Emilia-Romagna (+11,5%). Anche l’export fa registrare una decisa crescita, pari a +17,0%, in linea con la variazione regionale (+16,9%) e inferiore al dato nazionale (+18,2%). Le presenze turistiche segnano un sensibile incremento, +38,3%, simile a quello regionale (+38,9%) e superiore alla variazione nazionale (+29,2%, dato riferito a 11 mesi). In termini di variazione di punti percentuali, la dinamica del tasso di occupazione 15-64 anni, con +0,5 è più alta di quella dell’Emilia-Romagna (+0,3) e minore di quella dell’Italia (+0,7).
Anche la dinamica del tasso di disoccupazione totale, in termini di variazione di punti percentuali, con -1,1, è migliore rispetto a quella sia dell’Emilia-Romagna (-0,4), sia dell’Italia (+0,2). Si registra un sensibile decremento, del – 49,1%, delle ore autorizzate di cassa integrazione, inferiore al calo regionale (-54,5%) e superiore a quello nazionale (-39,5%). Segni opposti per le due province per quanto riguarda i prestiti alle imprese, con un aumento in provincia di Forlì-Cesena del +1,4% e una diminuzione in provincia di Rimini del -4,4%, quest’ultima dovuta ad una domanda in larga parte soddisfatta nel 2020. Le stime di Prometeia a gennaio 2022, relative al valore aggiunto (in termini reali) prodotto nel 2021, riportano un incremento annuo del 6,3%, inferiore alla variazione positiva regionale (+7,0%) e sostanzialmente in linea con quella nazionale (+6,4%).
Il territorio della Camera di commercio della Romagna, cioè le due province di Forlì-Cesena e Rimini, è sempre stato caratterizzato da una realtà imprenditoriale articolata, intraprendente e dinamica, che occupa un posto di assoluto rilievo nel tessuto produttivo regionale e nazionale. Accanto, infatti, a realtà imprenditoriali di rilievo internazionale, opera un numero elevato di piccole e medie imprese (il 93% delle imprese ha meno di 10 addetti) che svolgono un ruolo significativo nella creazione del valore. In particolare, il territorio della Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) si caratterizza per una diffusa imprenditorialità, con 97 imprese attive ogni mille abitanti (Emilia-Romagna: 90, Italia: 87). Le elaborazioni, effettuate al 31/12/2021, riportano 100.631 localizzazioni (sedi e unità locali) registrate (di cui 89.398 attive); le imprese registrate (sedi) risultano 81.820 (di cui 71.209 attive). Riguardo sia alle localizzazioni attive sia alle imprese attive, si rileva, rispetto al 31/12/2020, un aumento, che risulta essere più rilevante per le prime (rispettivamente, +1,6% e +1,1%). In termini di numerosità, assumono particolare rilievo le imprese artigiane attive (21.454 unità a fine anno), pari al 30,1% del totale (31,1% in regione, 24,8% a livello nazionale), con un incremento dell’1,0%; in crescita anche le imprese femminili (+1,4%, 21,3% del totale), le imprese straniere (+5,6%, 11,9%) e quelle giovanili (+3,0%, 6,8%).
Tra i settori di attività economica maggiormente significativi in termini di numerosità di imprese, il Commercio, che costituisce il 23,2% delle imprese attive, risulta stabile (-0,2% annuo). Il settore delle Costruzioni (15,1% del totale), pur segnato da anni da una crisi strutturale, grazie anche agli incentivi fiscali, per interventi di ristrutturazione, messi in campo dal Governo, aumenta il proprio numero di imprese attive (+3,3%). L’Agricoltura, comparto caratterizzato da dinamiche e specificità particolari, che rappresenta il 12,2% delle imprese attive totali, vede invece una diminuzione delle relative imprese pari all’1,1%. Seguono, per incidenza, il settore Alloggio e ristorazione (10,5% del totale), in aumento dell’1,5%, il Manifatturiero (8,3%), sostanzialmente stabile (-0,3%), e le Attività immobiliari (8,1%), in crescita del 2,4%. Si segnala, inoltre, la dinamica positiva dei settori “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (3,7%, +4,4%) e del comparto dei “Servizi alle imprese” (3,1%, +4,8%). Stabilità sostanziale anche per le imprese afferenti ai “Servizi alle persone” (4,6% del totale, -0,3%) mentre calano quelle relative ai “Trasporti” (3,1%, -1,5%). Con riferimento alla forma giuridica, si rileva come, a fine anno 2021, più della metà delle imprese attive (il 54,5%) risulta essere costituita sotto forma di impresa individuale, con un trend annuo in lieve aumento (+0,6%); seguono, rispettivamente, le società di persone (22,4%), in calo dello 0,8%, e le società di capitale (20,9%), in crescita del 4,9%.
I principali indicatori Istat del mercato del lavoro riportano i seguenti risultati nel 2021, in termini di media annua:
- tasso di attività (15-64 anni) pari al 71,7% (72,1% nel 2020), inferiore al dato regionale (72,5%) e maggiore di quello nazionale (64,5%);
- tasso di occupazione (15-64 anni) pari al 67,0% (66,5% nel 2020), minore del dato regionale (68,5%) ma superiore alla media nazionale (58,2%);
- tasso di disoccupazione (15 anni e oltre) pari al 6,3% (7,4% nel 2020), più alto di quello dell’Emilia-Romagna (5,5%) ma migliore del dato Italia (9,5%).
Nel corso del 2021 sono state autorizzate circa 21,6 milioni di ore di Cassa Integrazione Guadagni, con un sensibile decremento rispetto al 2020 (-49,1%); in forte calo il ricorso alla CIG Ordinaria (-54,3%, 64,2% della CIG totale), così come quello alla CIG in deroga (-39,8%, 31,4%), mentre cresce la CIG straordinaria (+20,5%, 4,4%). Il 57,7% del totale di ore di CIG è assorbita dal Manifatturiero, il 15,8% dal Commercio e l’8,5% dal settore Alloggio e ristorazione.
Nel 2021 le esportazioni del territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) sono state pari a 6.621 milioni di euro, con un incremento del 17,0% rispetto al 2020, in linea con la variazione regionale (+16,9%) ma inferiore al dato nazionale (+18,2%). Nello specifico, aumentano in modo deciso le esportazioni dei principali prodotti: +13,5% i macchinari e gli apparecchi meccanici (21,3% del totale), +6,4% i prodotti tessili, dell’abbigliamento e delle calzature (13,7%), +22,4% i prodotti in metallo (10,9%), +29,9% i mezzi di trasporto (9,0%), di cui +28,4% le navi e imbarcazioni (7,9%), +7,0% i prodotti alimentari e le bevande (7,7%), +28,2% gli apparecchi elettrici (7,3%), +12,1% i prodotti dell’agricoltura (6,2%), +32,0% i mobili (6,0%), +14,3% gli articoli in gomma e materie plastiche (5,6%) e +23,2% gli articoli sportivi (4,4%). I principali Paesi di destinazione delle esportazioni risultano, nell’ordine, la Francia (12,7% del totale), la Germania (10,9%), gli Stati Uniti (10,0%), il Regno Unito (5,1%), la Polonia (4,4%), la Spagna (4,3%), i Paesi Bassi (3,1%), la Cina (3,0%), la Russia (2,7%) e il Belgio (2,6%); a parte la diminuzione verso il Regno Unito (-8,2%), tutti gli altri Paesi registrano un incremento, con il maggiore che spetta agli Stati Uniti (+36,7%).
I dati provvisori relativi al movimento turistico nell’anno 2021, per l’area Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, rilevano un sensibile aumento annuo degli arrivi (3.680.263 unità), pari al 36,1%, e delle presenze (16.875.406 unità), del 38,3%; aumento che caratterizza sia la clientela nazionale sia quella estera, con quest’ultima che fa registrare le maggiori variazioni (+33,4% degli arrivi italiani e +33,9% delle relative presenze, contro +57,1% degli arrivi stranieri e +69,1% delle presenze associate). I comuni della riviera assorbono ben il 94,7% delle presenze complessive; inoltre. il 75,6% del totale delle presenze territoriali si concentra nei tre mesi standard della stagione estiva.
In base ai dati di Bankitalia Bologna, al 31/12/2021, in provincia di Forlì-Cesena si rileva un incremento dei prestiti totali (11.359 milioni di euro), rispetto al 31 dicembre 2020, del 2,0%; nel dettaglio, aumentano i prestiti alle imprese, dell’1,4%, e verso le famiglie, del 5,2%. In provincia di Rimini, invece, si assiste ad una diminuzione annua dei prestiti totali (8.694 milioni di euro al 31/12/21) del 2,3%; in calo i prestiti alle imprese, del 4,4%, mentre crescono quelli alle famiglie, del 2,9%. Riguardo ai depositi bancari, si rilevano aumenti annui sia a Forlì-Cesena (+6,8%, 12.729 al 31 dicembre 2021) sia a Rimini (+8,2%, 11.378 a fine anno). Il rapporto sofferenze/prestiti (tasso di rischio del credito), al 30/09/21, si assesta al 3,5% nel forlivese e al 3,3% nel riminese; pur in calo, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in entrambe le province, risulta essere comunque superiore sia a quello regionale (2,8%) sia al dato nazionale (2,4%).
La numerosità delle start-up innovative rappresenta un ulteriore elemento significativo per valutare la dinamica e la capacità di sviluppo di un sistema imprenditoriale. Sulla base dei dati aggiornati al 01/02/2022, nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) sono presenti 162 start-up che operano principalmente nei servizi (124 unità) e nell’industria/artigianato (28 unità); in termini di variazione annua, si registra un aumento del 4,5% (da 155 unità del 1/2/2021 a 162 unità del 1/2/2022), inferiore, però, a quello verificatosi in Emilia-Romagna (+11,4%) e in Italia (+17,3%).
Altro aspetto interessante è rappresentato dal sistema delle certificazioni. Nell’area Romagna (FC-RN), al 31/12/2021, le aziende certificate SA8000 (certificazione di responsabilità sociale d’impresa) risultano essere 30 (il 17,1% del totale regionale), quattro in più rispetto al 2020; nel complesso, nel 2021, si registrano 1.790 certificazioni di impresa, con un incremento annuo del 4,7%, lievemente superiore a quello regionale (+4,4%) e a differenza del calo nazionale (-2,1%). Il 62,1% delle certificazioni è ISO 9001 (certificazione di qualità), il 17,4% ISO 14001 (certificazione ambientale) e il 16,9% è OHSAS 18001/ISO 45001 (certificazione di sicurezza del lavoro). In merito alla green economy, diretta espressione del concetto di sviluppo sostenibile, gli ultimi dati disponibili, aggiornati a settembre 2021, rilevano per il territorio Romagna 1.096 imprese green (il 17,4% delle imprese green regionali); rispetto ad ottobre 2020, si registra una crescita del 5,9% (+6,3% in Emilia-Romagna). Nello specifico, più della metà delle imprese green si concentra nell’Agroalimentare (57,1% del totale), a cui seguono Ciclo rifiuti (6,7%), Energia rinnovabile ed efficienza energetica (6,7%) e Mobilità (5,9%).
Proseguendo, nel 2021, nella classifica relativa alle SmartCity di ForumPA, elaborata sull’indice di trasformazione digitale su 107 comuni, le due città capoluogo della Romagna (FC-RN) si collocano in buona posizione: rispettivamente, al 16° posto Rimini e al 39° Forlì. Importante, poi, è il tema della “Qualità della vita”, dove, secondo l’indagine 2021 predisposta dal Sole 24 Ore su 107 province italiane, Forlì-Cesena si colloca al 40° posto e Rimini al 43°. Gli scenari previsionali di Prometeia (predisposti a gennaio 2022) rilevano per il territorio Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, nel 2021, una crescita annua del valore aggiunto pari al 6,3%, inferiore alla variazione positiva regionale (+7,0%) e in linea con quella nazionale (+6,4%); al netto delle incognite legate alla pandemia e delle ripercussioni dovute alla guerra tra Russia e Ucraina, le prospettive di ripresa per il 2022 indicano un aumento del valore aggiunto stimato al 4,1% (+4,1% anche in Emilia-Romagna e in Italia) (Scenario Prometeia, gennaio 2022).
Il quadro economico della provincia di Forlì-Cesena
Nel 2021 vi sono segnali di ripresa dell’economia provinciale, in un anno ancora contraddistinto dall’emergenza pandemica; in tale contesto, i principali indicatori rilevano, in termini tendenziali:
- Aumento delle sedi di impresa e delle localizzazioni, in un quadro di diffusa imprenditorialità
- Crescita della PLV agricola
- Positive le variabili congiunturali manifatturiere (produzione, fatturato e ordinativi)
- Incremento del volume d’affari nelle Costruzioni
- Aumento delle vendite del Commercio al dettaglio, ma in calo l’alimentare
- Deciso incremento delle esportazioni
- Sensibile crescita degli arrivi e delle presenze turistiche
- Forte riduzione delle ore autorizzate di CIG
- Tasso di disoccupazione basso, in linea con quello regionale, ma in lieve crescita annua
- Aumento dei prestiti alle imprese, sostenuto dal Fondo di garanzia, e dei depositi bancari
- Artigianato in lieve recupero, dopo un 2020 difficile a causa delle disposizioni covid
- Sistema della Cooperazione in generale difficoltà
Nel complesso, la provincia di Forlì-Cesena ha fatto rilevare, nel 2021, un incremento del valore aggiunto del 7,2%, rispetto al +7,0% regionale e al +6,4% nazionale (Scenario Prometeia, gennaio 2022). Al netto delle incognite pandemiche e delle ripercussioni dovute alla guerra tra Russia e Ucraina, le prospettive di ripresa per il 2022 indicano un aumento del valore aggiunto stimato al 4,5% (+4,1% in Emilia-Romagna e in Italia).