Fai Cisl Romagna, Cangini: “Con la crisi agricola non proliferi il Caporalato”
“Saranno per l’agricoltura certamente mesi con numerose difficoltà, ma facciamo sì che queste non diventino terreno fertile per il proliferare del lavoro grigio, o peggio del Caporalato” questa la posizione di Roberto Cangini segretario generale della Fai Cisl Romagna, in risposta agli allarmi pubblicati su vari giornali dalle associazioni di produttori agricoli e dal presidente di Cesena Fiera e Macfrut Piraccini, riguardo gli effetti sul settore agroalimentare provocati dall’embargo alla Russia e degli aumenti sui prezzi delle materie prime.
“Nella nostra Regione – prosegue Cangini – operano circa 89mila lavoratori in agricoltura, di cui quasi il 90% è stagionale, di questi, quasi il 30% è extracomunitario e più di 33mila sono occupati con contratti inferiori a 50 giornate. In questo contesto, attecchiscono purtroppo fenomeni di sfruttamento lavorativo, a volte vere e proprie mafie spesso con caporali stranieri, in alcuni casi casi sotto l’egida della n’drangheta e della camorra che risultano essere le più attive nella gestione dei lavoratori sfruttati del territorio romagnolo. Ne sono la prova la scoperta nel 2017 di decine di lavoratori sottoposti a stipendi da fame e stipati in appartamenti a Bora e Borello sottoposti a false cooperative e il processo conclusosi con condanna per sfruttamento di oltre 50 lavoratori a quattro “caporali” del Bangladesh, che li utilizzavano in diverse aziende anche molto conosciute del nostro territorio, nel quale come Cisl ci siamo presentati come parte civile. Laddove lo sfruttamento crea un dumping alle aziende serie, che sono la maggioranza, non si avranno poi investimenti in ricerca e/o in tecnologia, creando uno stagnamento progressivo che porterà al declino di un settore che vedeva la Romagna come faro innovativo per l’intero Paese”.
“Dobbiamo quindi reagire assieme, sindacati e associazioni imprenditoriali, predisponendo tavoli presso le prefetture, attivando l’osservatorio sulla legalità presso l’Inps istituito dalla legge 199 del 2016 ma che non è mai stato predisposto dall’ente, denunciando e partecipando ai processi come abbiamo fatto con il processo Aemilia, per tenere alta l’attenzione sul caporalato, un cancro che lavora nell’oscurità dell’indifferenza. Come Fai Cisl Romagna riteniamo che vadano potenziati gli ispettorati del lavoro con uomini e mezzi e che vi siano controlli anche sulla sicurezza, perché laddove si specula sulla regolarità del lavoro è a rischio l’incolumità di tanti lavoratori”.
“La regione Emilia Romagna da inizio anno, ha stanziato tramite bandi quasi 185 milioni per l’agroalimentare, risorse che fanno parte del Programma di sviluppo rurale 2021-2022 (Psr), che vale in totale 408 milioni di euro. Come Fai Cisl Romagna riteniamo che sulla partecipazione a tali bandi vada applicata la condizionalità sociale, cioè la possibilità di ottenere i fondi a disposizione solo per quelle aziende sane e non intaccate da lavoro nero o grigio. Per questo riteniamo inoltre fondamentale il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nei criteri di individuazione delle aziende che operano nel rispetto di legge e contratti”.