Centro per la pace di Forlì, alla Cgil una riflessione pubblica sulla crisi tra Russia e Ucraina
Non si può invocare la pace in guerra, non si può chiedere la pace senza avere fatto nulla per costruirla. La pace si può e si deve costruire prima di una guerra. Da molti anni in Parlamento si susseguono proposte di legge di iniziativa popolare per istituire e finanziare un Dipartimento per la Difesa Civile, non armata e nonviolenta; dal 1994 al Parlamento Europeo c’è una proposta di realizzazione dei Corpi Civili di Pace Europei e cosa si è ottenuto: che il servizio civile universale viene finanziato con 300 milioni di euro mentre il bilancio della difesa sfiora nel 2022 i 26 miliardi di euro e il Ministro della Difesa chiede ed ottiene più di 8 miliardi per l’acquisto di nuovi armamenti. Ancora oggi non abbiamo il Dipartimento per la Difesa Civile e Nonviolenta, né i Corpi Civili di Pace Europei e non vediamo la volontà di andare nei fatti in questa direzione. Se si vuole la pace bisogna investire per la pace.
Chiediamo quindi di evitare di porre l’insulsa domanda: “Dove sono i pacifisti?”, ma di riflettere ed impegnarsi oggi per domani a costruire, finanziare, sostenere le alternative possibili alla violenza e alle armi per la risoluzione dei conflitti. Per queste ragioni come Centro per la Pace di Forlì nuovamente esprimiamo profonda preoccupazione per la crescente tensione ai confini dell’Ucraina condannando, come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare, ogni iniziativa che possa minare la pace ribadendo la nostra contrarietà a qualsiasi guerra e conflitto. Oggi, dopo aver accolto Putin come un grande statista senza aver sostenuto coloro che in modo democratico e nonviolento gli si opponevano, ci ritroviamo con il rischio di una guerra alle porte dell’Europa, non avendo neanche mai intrapreso una via di dialogo per una convivenza pacifica con la Russia e mediato per una soluzione fra Mosca e i Paesi dell’Est.
L’incapacità oggi della Ue e delle Nazioni Unite di svolgere il ruolo di mediatore affidabile e autorevole, è un segnale preoccupante. Occorre un intervento deciso delle istituzioni europee affinché si definisca un quadro negoziale che consenta di giungere a un’intesa, applicando gli accordi di Minsk nel rispetto degli accordi di Helsinki e ribadendo il principio dell’inviolabilità delle frontiere. Pace significa inoltre impegnarsi a diminuire le enormi disuguaglianze economiche e sociali che questo neoliberismo senza freni ha portato nel mondo riducendo le opportunità offerte dalla globalizzazione ad un vantaggio per pochi ricchi, che è diventato ora più evidente e stridente con la pandemia. Solo dalla riduzione delle disuguaglianze, dal vero rispetto dell’ambiente e dalla nonviolenza realizzata praticamente, possiamo avere alternative possibili. I ricchi che in questi giorni scappano nei loro aerei privati dall’Ucraina sono l’icona rappresentativa di quell’umanità egoista che pensa di salvarsi singolarmente, mente tutto il resto rischia di bruciare. Per queste ragioni troviamoci per un momento di riflessione su come si costruisce concretamente la Pace, martedì 22 febbraio alle ore 18.00 presso Sala Lucinao Lama alla Cgil di Forlì (via Pelacano 7).