“La speranza non è ottimismo”: incontro con mons. Castellucci e don Casadei Garofani

Don Erio Castellicci e don Enrico Casadei Garofani sono i protagonisti dell’incontro in programma lunedì 21 febbraio, alle ore 20.45, nel teatro parrocchiale di Vecchiazzano di via Castel Latino 23 (anche sul canale Youtube Pastorale Sociale Diocesi Forlì-Bertinoro). Il ciclo d’incontri porta un titolo significativo: “La speranza non è ottimismo”, con l’obiettivo di mettere a fuoco idee sul futuro di tutti e per l’ambiente in cui vorremmo vivere. Promosso dai Circoli Acli del Vicariato Forlì Sud-Ovest in collaborazione con il settimanale “Il Momento”, l’incontro è aperto a tutti, nel rispetto delle norme anti-covid.

Sentinella quanto resta della notte? La domanda del profeta Isaia risulta quanto mai attuale nel tempo di incertezze in cui stiamo vivendo. L’arrivo del mattino e l’uscita da questo “smarrimento” della nostra società non avrà tempi certi. La sensazione di perdita di fiducia collettiva è pervasiva e per fronteggiarla occorre trovare forze interiori. Per questo il rimedio è coltivare la speranza, a partire dalle situazioni concrete nelle quali ci troviamo a vivere. La speranza viene spesso confusa con l’ottimismo dell’attesa o, ancora peggio, con l’illusione che si possa ritornare indietro al passato, mentre l’unico tempo di cui disponiamo è il presente. Non sappiamo quando finirà la notte, ma possiamo trascorrerla con la certezza che arriverà il mattino, questo è lo spirito che dovrebbe animare i cristiani.

Così sperare significa agire, avendo come riferimento i tempi lunghi della storia e addirittura dell’eternità. In questo modo, le nostre azioni possono assumere una importanza strategica e conquistare il giusto ordine di priorità. La salvaguardia dell’ambiente, la cura dell’altro che soffre, il rispetto per il diverso che è scartato, rappresentano altrettanti contributi alla formazione di quel sentimento di fiducia collettiva che abbiamo un po’, forse, smarrito, e che stiamo cercando. La speranza di cui siamo chiamati a dare ragione con le nostre scelte di vita è la certezza che c’è un senso e ci sarà un futuro oltre noi e anche grazie a noi. Di questa certezza, dei modi nei quali si esprime e della capacità “allenabile” di sperare, scrive Adrien Candiard nel libro “La speranza non è ottimismo” con il sottotitolo: note di fiducia per cristiani disorientati. Al perseguimento di questa certezza don Erio Castelluccci si riferisce nella sua prefazione, invitandoci a riconquistare il terreno perduto: non facendo leva sulle strutture, ma accogliendo, ascoltando e incontrando le persone; non rimarcando valori irrinunciabili ma testimoniando la bellezza della fede; non cercando di occupare spazi ma favorendo percorsi.

RAOUL MOSCONI